lunedì 8 aprile 2019

Chiediamo il ritiro dell'Accordo tra Regione Toscana e Forum delle associazioni per i diritti della famiglia #Save194 #AutodeterminazioneDelleDonne


Lettera al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi

I quattordici centri antiviolenza che costituiscono il ​Coordinamento Tosca intendono con la presente esprimerle la loro grande preoccupazione rispetto ai contenuti dell’Accordo di collaborazione recentemente sottoscritto tra la Regione Toscana- Aziende Sanitarie AUSL Toscana Centro, AUSL Nord Ovest, AUSL Sud-Est e il Forum toscano per i diritti della famiglia. 

L’Accordo finanziato dalla Regione Toscana (art.4 all. DGR 1886/2017) interessa aree di intervento specifiche dei consultori del servizio pubblico e prevede una collaborazione per la progettazione e realizzazione di azioni e iniziative con la rete di servizio e sostegno del Forum.
Il “Forum toscano per i diritti alla famiglia” è dichiaratamente antiabortista e nel suo sito web sono espresse posizioni che contrastano con il principio di laicità dello Stato, mettono in discussione l’autodeterminazione della donna e promuovono una visione della famiglia tradizionale, formata unicamente da una coppia uomo-donna e figli con la donna relegata ad un ruolo prevalentemente materno e domestico.
Ci ha meravigliato che la Regione Toscana, da sempre attenta al rispetto e alla promozione dei diritti delle donne e di tutte le diversità, abbia approvato un siffatto accordo. 

In particolare poniamo l’attenzione sui seguenti aspetti dell’Accordo:
​-- area socio educativa: le azioni dell’Accordo riguardano la promozione del benessere psico-fisico dei ragazzi e delle ragazze preadolescenti nella fase di maturazione affettiva e sessuale in collaborazione con la scuola e i genitori.
Tale azione di lavoro con i ragazzi e le ragazze ha un’importanza fondamentale sul piano della prevenzione per la costruzione di modelli non stereotipati del maschile e del femminile che possono incidere sul piano culturale nel cambiamento dei rapporti uomo/donna anche a contrasto della violenza di genere e delle discriminazioni.
Su questa azione ci aspettavamo collaborazioni con i centri antiviolenza che da anni sono impegnati sul territorio regionale e nazionale a contrastare il fenomeno della violenza alle donne e ai loro figli, collaborazioni volte a creare sinergie tra soggetti del pubblico e del privato con l’obiettivo di dare vita a percorsi strutturati a partire dalle scuole.
-- area socio-sanitaria: ​in quest’area,​estesa anche al percorso nascita e IVG (interruzione volontaria della gravidanza), riaffermiamo il diritto all’autodeterminazione di ciascuna donna nel decidere la propria maternità e che tale diritto debba essere garantito nella sua applicazione secondo la legge 22/5/78 n. 194 e nel percorso consultoriale anche con l’applicazione dell’aborto farmacologico e l’accesso alla contraccezione gratuita.
Ci saremmo aspettate un aumento di finanziamenti per la contraccezione gratuita e per il potenziamento della rete consultoriale non certo finanziamenti a chi ostacola la contraccezione e la libera scelta delle donne .
Ci chiediamo quali siano gli strumenti di controllo che si intende mettere in atto a garanzia della privacy e riservatezza delle donne, dell’effettiva applicazione della legge n.194, della chiarezza metodologica dell’accoglienza e della presa in carico, nonché quali siano il ruolo e le funzioni del Forum nelle reti territoriali.
In particolare per quanto attiene l’accoglienza nei consultori di donne vittime di violenza, di cui l’Accordo non fa cenno, esprimiamo la nostra contrarietà all’applicazione di interventi di mediazione come peraltro ribadito dalla Convenzione di Istanbul ratificata dal nostro paese.
Sottolineiamo l’importanza che i consultori possono avere nel rilevare situazioni di violenza contro le donne durante la gravidanza e auspichiamo maggiori collaborazioni con i centri antiviolenza definendo modalità e percorsi condivisi per la presa in carico. 

Pertanto Le chiediamo il ritiro dell’Accordo sottoscritto con il “Forum toscano delle associazioni per i diritti della famiglia” e un incontro per approfondire la tematica. 

Grazie per la Sua disponibilità
Coordinamento Centri Antiviolenza Toscani - TOSCA 

Associazione “Donne Insieme Valdelsa”- Colle Val d ‘Elsa
Associazione “Pronto Donna” - Arezzo
Associazione “Artemisia” - Firenze
Associazione “Luna”- Lucca
Associazione “365giornialfemminile”- Montecatini
Associazione “Amica donna” – Montepulciano
Associazione “Casa della donna” – Pisa
Associazione “Donna chiama donna” – Siena
Associazione “ Arpa” – Massa
Alice cooperativa sociale-centro “La Nara”- Prato
Associazione “Frida”- San Miniato 
Associazione “ L’una per l’altra” – Viareggio
Associazione “ Olympia de Gouges" - Grosseto - Orbetello

Donne e Resistenze

Comunicato stampa: Donne e Resistenze.

“L’unica volta che mi misi del rossetto fu per mettere una bomba“ Teresa Mattei "Partigiana Chicchi"

Sabato 13 Aprile dalle ore 14.00 presso il Parco dei Quercioli, Massa, la Rete Antisessista organizza "Donne e Resistenze" immagini e parole per ricordare le Partigiane della Liberazione dal Fascismo e tutte le donne combattenti di ieri e di oggi.
Il contributo dato dalle donne alla Resistenza è stato fondamentale, ma finita la guerra è stato in gran parte sottovalutato e taciuto. L'Italia fu liberata, ma le donne no. Staffette, combattenti, fattorine, infermiere, ricercatrici di denaro e cibo. 35mila partigiane combattenti, 20mila patriote (donne che non presero le armi ma collaborarono con la Resistenza), decine di migliaia di aderenti ai GDD (Gruppi di Difesa della Donna).
Tra le donne vi furono 623 morte in combattimento, 1500 deportate nei lager, 4500 arrestate e spesso torturate e violentate.
“Cogli uomini sfilarono le partigiane, in abiti maschili, e qui qualcuno tra la gente cominciò a mormorare – Ah, povera Italia!”, perché queste ragazze avevano delle facce e un’andatura che i cittadini presero tutti a strizzar l’occhio. I comandanti, che su questo punto non si facevano illusioni, alla vigilia della calata avevano dato ordine che le partigiane restassero assolutamente sulle colline, ma quelle li avevano mandati a farsi fottere e s’erano scaraventate in citta” (Fenoglio, “I ventitrè giorni della città di Alba”)
Nell'ultimo punto del Programma dei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della Libertà si legge:"Le donne di ogni fede religiosa, tendenza politica, donne senza partito chiedono la possibilità di accedere a qualsiasi impiego. Unico criterio: il merito."
Richiesta tristemente disattesa, ci vorrà un’altra generazione prima che emerga nuovamente la voce delle donne.

Ancora oggi le donne combattono per i loro diritti, contro guerre e sopraffazioni, contro un patriarcato che le vorrebbe relegare ancora una volta tra le mura domestiche.
Con questa iniziativa le vogliamo omaggiare tutte, senza di loro non ci saremmo noi oggi.

#ReteAntisessistaMs #ARPA #DonneResistenti

Evento Fb:  Donne e Resistenze 
















giovedì 4 aprile 2019

Ciò che non si nomina non esiste!

Comunicato stampa in merito all'emendamento passato ieri nella Commissione Affari Istituzionali del Comune di Massa.

Ciò che non si nomina non esiste.


Occuparsi di linguaggio di genere non significa concentrarsi su un aspetto formale della lingua italiana. La lingua infatti non è solo uno strumento di comunicazione ma riflette ed esplicita identità e valori della società che la utilizza e, allo stesso tempo, influenza il modo di pensare, interpretare e definire la realtà.
Dietro forme ed espressioni linguistiche di uso comune spesso si celano stereotipi e pregiudizi sociali, culturali e sessuali che, nell’uso della lingua, sono trasmessi spesso in maniera inconsapevole.
Di conseguenza la prevalenza del genere maschile nella lingua italiana riflette l’effettiva asimmetria di potere esistente nella nostra società. La declinazione al maschile della maggioranza delle professioni, dei ruoli lavorativi e degli incarichi pubblici è dovuta, infatti, alle limitazioni relative alla possibilità di intraprendere alcune carriere professionali o di assumere cariche pubbliche di un certo rilievo da parte delle donne.
Per garantire pari opportunità occorre, invece, riconoscere e valorizzare le differenze di genere. Al linguaggio viene quindi riconosciuto un ruolo strategico per dare riconoscimento e dignità alle donne e ai ruoli che esse ricoprono e per poter proseguire sulla strada dei diritti e dei mutamenti culturali.
Occorre un cambio di passo verso il rinnovamento della lingua e della cultura, in questo senso gli Enti pubblici possono svolgere un ruolo propulsivo molto importante.
Capirete quindi lo sconforto nell'apprendere la notizia che ieri in Commissione Affari Istituzionali, sulla stesura del nuovo regolamento del Consiglio Comunale, è passato un emendamento votato dalla maggioranza e rifiutato dalla minoranza per togliere il linguaggio di genere dal suddetto regolamento.
È una questione culturale prima ancora che linguistica ed è chiaro che la cancellazione della metà del genere umano da un documento ufficiale sia un atto simbolico che ancora una volta discrimina ed esclude le donne. Chiediamo che l' Assessora Zanti con delega alle pari opportunità e il Sindaco come garante dei diritti di tutte e tutti cittadine/i rifiutino a gran voce questa proposta che ci riporta indietro di anni. 


Le donne dell'Associazione ARPA


lunedì 1 aprile 2019

Siamo marea! #Verona #30M2019

Sabato 30 marzo la Rete Antisessista MS è partita per Verona con un pullman organizzato dalla Cgil e data la continua richiesta di posti, molte e molti si sono organizzati/e con macchinate e/o pulmini, in partenza da Massa Carrara, per un'Italia laica e libera dagli integralismi.
A Verona, infatti, il 29/30/31 marzo si è tenuto il Wcf ( World Congress of Families), ovvero il congresso mondiale delle famiglie, che ha visto la partecipazione di esponenti di diversi paesi europei ed extraeuropei con posizioni oscurantiste e pericolose, paesi dove l’omosessualità è reato o viene perseguita, dove l’aborto è illegale o dove vengono sistematicamente presentati progetti di legge per renderlo tale. Non sono mancati ministri del nostro governo come Fontana, già conosciuto per le sue posizioni antiabortiste ed omofobe, Bossetti ministro dell'istruzione, Salvini e il senatore Pillon "padre" del ddl che mette a rischio l'incolumità di donne e minori, nonché cerca di osteggiare il divorzio.
I gruppi e gli individui che si identificano con l’agenda ideologica del WCF sono per la “famiglia tradizionale” (cioè patriarcale ed eterosessuale), contro l’aborto e i diritti riproduttivi, contro i matrimoni gay e i diritti LGBTQI, contro il divorzio, gli studi di genere e l’immigrazione.
Nel 2014, il Southern Poverty Law Center (organizzazione USA senza fini di lucro, impegnata nella tutela dei diritti delle persone) ha incluso il Congresso Mondiale delle Famiglie nella lista dei gruppi d’odio. Il WCF, hanno scritto, «promuove una visione rigida della famiglia, basata esclusivamente sul matrimonio di un uomo eterosessuale con una donna eterosessuale e i loro figli biologici […]. Strettamente connessa a questa ideologia è un’aderenza a rigidi ruoli di genere binari, in cui gli uomini sono i capi della famiglia e le donne le loro aiutanti e le fattrici dei loro figli».
Il 30 quindi da Massa Carrara, come da tutta Italia, abbiamo risposto numerose e numerosi alla chiamata del movimento Non Una Di Meno e ci siamo ritrovate/i in piazza a Verona in un corteo, concretizzazione di una grande rete, fondamentale per parlare un linguaggio forte e corale, che sia in grado di contrastare i violenti e i reiterati attacchi alla libertà di donne e uomini. In particolare ai diritti conquistati negli anni passati dalle battaglie democratiche del movimento delle donne per la laicità dello Stato e per affermare nella società italiana i temi dell'autodeterminazione, dei diritti e della libertà.