Il rendiconto di genere 2024 dell’INPS fotografa, ancora una volta, un Paese in cui le donne restano bloccate in una condizione di svantaggio strutturale. Questa realtà non è solo una questione economica, ma la manifestazione di strutture di potere storicamente diseguali, che si traducono in violenza a discriminazione.
L’indipendenza economica non è solo una questione di diritto, ma una garanzia di libertà e protezione per ogni donna.
La consapevolezza e l’educazione sui propri diritti economici devono diventare parte integrante dell’educazione delle nuove generazioni.
Solo così è possibile arginare la violenza di genere, assicurando alle donne risorse sufficienti per lasciare situazioni di abuso.
L’impossibilità di gestire il proprio denaro può infatti trasformarsi in violenza economica, una forma di controllo che impedisce alle donne di avere autonomia finanziaria, obbligandole a dipendere dal partner.
In molte situazioni di abuso domestico, la mancanza di risorse economiche è uno degli ostacoli principali alla possibilità di lasciare una relazione tossica.
Bisogna parlare della condizione femminile, sostenere politiche di prevenzione e protezione, incoraggiare una cultura di rispetto e uguaglianza nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in famiglia.
Solo così si potrà costruire una società più giusta, in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e dalla violenza, nella piena realizzazione delle proprie potenzialità.
In Italia nel 2024, sono state 107 le donne uccise da mariti o ex compagni, e nei primi mesi del 2025 le vittime sono già 8 e almeno altri 4 i tentati femminicidi riportati nelle cronache online di media nazionali e locali.
A livello internazionale, le guerre hanno ancora una volta evidenziato un altro aspetto della violenza contro le donne: aumentano esponenzialmente le denunce di stupro contro donne di tutte le età, dalle bambine alle più anziane.
La guerra infatti si dimostra da sempre un terreno di caccia per chi vede nel corpo delle donne un’arma di sopraffazione.
Mai come oggi l'8 marzo rappresenta dunque una data simbolica per rivendicare diritti che alle donne sono ancora negati, ed è per questo motivo che come Associazione ARPA siamo presenti al corteo.