lunedì 12 novembre 2012

Petizione "Mai più violenza sulle donne"


L'associazione nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re – Donne in Rete lancia la petizione contro la violenza a cui abbiamo deciso come A.R.PA. di rispondere.


"L’appello e’ nato dopo il dramma che ha colpito Carmela, assassinata per aver voluto difendere la sorella da una aggressione.
Oggi apprendiamo dalla stampa che un’altra donna, Antonetta Paparo, 36 anni e’ morta per accoltellamento da parte del marito, reo confesso.
Naturalmente e’ morta per motivo passionale, secondo la stampa .

Abbiamo ripetuto fino allo sfinimento che la passione non uccide, ma ancora la leggiamo fra le cause/attenuanti degli omicidi.
Ricordiamo che ancora oggi  non è stata  ratificata la convenzione firmata ad Instanbul.
Non si puo’ più aspettare.
Ogni giorno che passa senza prendere provvedimenti è un giorno perso per attuare tutta una serie di interventi per fermare questa escalation di violenza."

By DonneViola  

Vi chiediamo di leggere l’appello e se ne condividete il contenuto potete firmare qui:

Petizione Mai più violenza sulle donne

A governo e parlamento

L’associazione nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, denuncia la 105^ vittima di femicidio in Italia dall’inizio del 2012 e lancia un appello:
Carmela, morta a diciassette anni per difendere la sorella dalla violenza dell’ex fidanzato, sia l’ultima vittima. La violenza sulle donne non è una emergenza ma è un fenomeno strutturale di una societa’ che pone uomini e donne in una relazione di disparità. Lo denunciamo da anni e non è più tollerabile che in un Paese che si definisce civile, le violenze sulle donne e i femicidi avvengano nell’indifferenza della società e della politica.
Ci appelliamo al Governo italiano, al Parlamento e alla società civile, affinché in tempi brevissimi sia ratificata nel nostro ordinamento, la Convenzione del Consiglio d’Europa firmata ad Istanbul, che vincola i Paesi aderenti ad azioni ed iniziative importanti di contrasto alla violenza sulle donne, sia finalmente attuato il Piano Nazionale Antiviolenza e si sostengano con finanziamenti adeguati, tutti i centri antiviolenza aderenti alla Rete Nazionale.
Le violenze sulle donne e i femicidi non sono un destino inscritto nelle vite delle donne, ma sono cronache di morti annunciate nel vuoto politico e nel silenzio di un Paese che sembra non avere più coscienza. 

I primi firmatari dell’appello: Riccardo Iacona e Serena Dandini"

domenica 11 novembre 2012

SIRIA BLOGGING DAY! La rivolta siriana all'Occidente non piace!


Ho deciso, per aderire al Siria blogging day, di pubblicare l'articolo uscito su "Il Fatto quotidiano" perchè dice esattamente tutto quello che non sarei riuscita ad esprimere meglio e soprattutto riporta le parole di Aya Homsi, attivista italiana di origine siriana che subisce continue minacce per raccontare la crudeltà del regime di Assad.
Ecco! Semplicemente lascio a questo articolo raccontare tutta la mia angoscia nei confronti di un occidente che si benda gli occhi di fronte al massacro di un popolo che vuole rivendicare la sua libertà, un'Europa a cui è appena stato consegnato il Nobel per la Pace che, mi permetto di dire, non meritiamo per questo e per tanti altri motivi!

L’11 novembre è il Siria blogging day. Una giornata organizzata da Donne Viola, Articolo 21, Sabrina Ancarola e l’illustratrice Stefania Spanò (sua è l'immagine in testa a questo post) in occasione della quale si invita il mondo della rete a parlare della Siria condividendo nei social network articoli, foto e riflessioni, usando su twitter l’hashtag #SiriaICare. In Siria, infatti, è in corso una guerra civile cominciata nel marzo del 2011, sulla scia della Primavera araba. Da mesi si susseguono violenti scontri tra polizia e manifestanti che vorrebbero spingere il presidente Bashar al-Assad ad attuare le riforme necessarie per fare diventare la Siria un Paese democratico. Finora, secondo le stime dell’Onu, sono state uccise più di 35mila persone e ci sono 1 milione e mezzo di sfollati. Altri sono rifugiati nei Paesi vicini.
Il Siria blogging day non è l’unica iniziativa in programma nei prossimi giorni e dedicata alla situazione di questo Paese martoriato. Il 16 novembre, infatti, una delegazione degli oltre mille bambini delle scuole di Bologna e di Genova che hanno preso parte al progetto “I bambini dell’Italia e della Siria”  - durante il quale sono stati sensibilizzati sulla situazione siriana e hanno scritto lettere ai loro coetanei – sarà ricevuta alla Farnesina dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. Il 17 novembre, invece, a Bologna ci sarà una grande manifestazione, sempre con protagonisti i bambini, in contemporanea con altre città nel mondo (in Egitto, Usa, Creta, Canada, etc). Un modo per ricordare le bambine e i bambini uccisi nelle stragi, gli orfani che vivono esposti al rischio di stupro e di morte perché impiegati come scudi umani e quelli ridotti in estrema povertà a causa delle guerra. La partenza della marcia è alle 14.30 da piazza Maggiore.
Entrambe queste iniziative verranno realizzate grazie all’impegno di Aya Homsi, attivista italiana di origine siriana. Il gruppo Facebook “Vogliamo la Siria libera” che ha creato più di un anno fa – con oltre 5mila iscritti – è diventato il punto di riferimento per giornalisti, politici e internauti. A causa del suo impegno Homsi continua a ricevere minacce di morte e insulti dai sostenitori del dittatore Assad. “Dicono che devo starmene a casa, che la politica non è per le donne. Ma io non ho paura: questa è stata una mia scelta e voglio andare fino in fondo” racconta. La sua è un’attività intensa. Homsi, infatti, sta anche 16 ore di fila davanti al computer traducendo, organizzando manifestazioni e mettendosi in contatto tramite Skype con i giovani rimasti in Siria. Poi si collega con i gruppi di siriani nel mondo per fare girare video, testimonianze e documenti “per raccontare la crudeltà del regime di Assad”. E aiuta i giornalisti che vogliono entrare illegalmente nel Paese. “Quel che mi lascia perplessa – spiega Homsi – non è tanto che in Italia non si parli di Siria, o lo si faccia con il contagocce. Il vero problema è che le istituzioni non condannano apertamente quello che sta facendo il dittatore Assad. Mettono sullo stesso piano lui e i ribelli. Ma questo è sbagliato. Sicuramente ci saranno delle infiltrazioni tra i ribelli ma quello che stanno facendo è importante. Trovo incredibile che ci siano onorevoli come Souad Sbai e parlamentari che cambiano idea ogni tre giorni oppure un assessore, come quello al Comune di Varese (Stefano Clerici, Pdl), che è stato capace di scrivere su Facebook un messaggio di sostegno ad Assad”.
“Ci sono molti giornalisti volenterosi e coraggiosi che vanno e vengono dalla Siria – continua Homsi – il problema è che in Italia quasi nessuno vuole pubblicare i loro articoli. Perché, la risposta più frequente, è che ‘la Siria non tira’. La verità è che all’Occidente la rivolta siriana non piace. Assad ha sempre fatto comodo per mantenere l’equilibrio tra gli interessi orientali e occidentali. L’Occidente baciava le mani ai dittatori come lui. L’Italia avrebbe dovuto chiudere i contatti con questo Paese. Invece, pur essendo l’ambasciata siriana in Italia chiusa, l’ambasciatore è ancora qui anche se è considerato ‘persona non grata’”. Nonostante la grave assenza della politica, molti italiani si stanno interessando individualmente alla questione siriana. “Sono numerose le persone che partecipano alle nostre iniziative, scrivono, si informano – dice Homsi. – Ci sono Comuni, come ad esempio San Lazzaro di Savena, che è impegnato in prima linea per aiutare la popolazione siriana. E poi ci sono anche alcuni politici che ci danno una mano. Sono pochi, però si impegnano in prima persona. Sono esponenti del Pd, dei Radicali, dell’Idv. E dico questo premettendo che la nostra attività di sostegno al popolo siriano non ha nessuna bandiera politica. Noi accettiamo aiuti da parte di tutti”.

NO MORE!



NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio

L'Associazione A.R.PA. aderisce alla Convenzione nazionale contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio.

Questa Convenzione è una proposta politica unitaria, aperta all’adesione e alla sottoscrizione di realtà nazionali, locali, e singole persone. La Convenzione invita le Istituzioni a un confronto aperto e chiede al governo di verificare l’efficacia del Piano Nazionale contro la violenza varato nel 2011, con revisione del Piano stesso insieme al coordinamento promotore della Convenzione.

Invitiamo tutte le persone, enti, associazioni, blog interessati ad aderire all'appello:

Consapevoli del grande impegno da affrontare, la Convenzione

·      promuove a partire dalla settimana del 25 novembre una serie di incontri e mobilitazioni con le associazioni di donne e le realtà della società civile che hanno condiviso i contenuti e le richieste di questa proposta;

·       invita le Istituzioni nazionali e locali a un confronto aperto, ad assumersi le proprie responsabilità, a porre in essere politiche adeguate e rispettose della dignità e dei diritti umani delle donne;

·      chiede la ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d'Europa (Istanbul 2011) sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e della violenza domestica;

·      e in particolare chiede al Presidente del Consiglio Mario Monti e ai suoi Ministri di incontrare le promotrici della Convenzione per discutere sulle proposte in materia di prevenzione, contrasto e protezione della violenza maschile sulle donne–femminicidio, ritenendo fondamentale l’attuazione di politiche immediate come indicato nella Convenzione proposta.

Alla luce delle proposte avanzate, chiediamo infine di verificare l’efficacia e l’attuazione del Piano di Nazionale contro la violenza varato dal governo nel 2011, e di predisporne una immediata ed efficace revisione con il contributo dei soggetti promotori della presente Convenzione.

Per info e adesioni: convenzioneantiviolenza@gmail.com - convenzioneantiviolenzanomore.blogspot.it