martedì 24 dicembre 2019

Ci avete rotto...la trap.

Ci avete rotto... la trap.


Ancora una volta non si centra il punto.
Noi non critichiamo tout court generi musicali, non ci scandalizza proprio niente nella musica, come in altre forme artistiche. Il punto è chi si erge ad artista (ci perdoni chi lo è) autoproclamandosi appartenente ad un genere, utilizzando messaggi che ancora una volta sfruttano e umiliano la donna.
Chi si straccia le vesti parlando di libertà di espressione e di precedenti musicali altisonanti non prende in considerazione come la necessità di offendere serialmente intere categorie umane nulla abbia a che vedere con la libertà o con l'umorismo, la satira e qualunque altra forma di espressione. Qualcuno si chiede "da dove viene e cosa significa trap?" Ecco che andare a sondare questo potrebbe aiutare: da trapping ovvero lo spaccio in quei ghetti americani trasudanti disagio.
Perché poi questo disagio sociale, qualora presente, dovrebbe dar luogo a offensive di tale portata e profondamente lesive della dignità altrui? La canzone di protesta è sempre esistita, ma mai ha scelto interi gruppi umani o sociali come proprio bersaglio prediletto e al tempo stesso gratuito. Chi fa richiamo alla censura ancora una volta non ha centrato il punto: se infatti qualcuno offende qualcun altro non si ricorre certo alla censura, ma alla querela. Se poi chi offende lo fa addirittura a discapito di intere categorie allora il fatto diventa ancora più grave. Appellare ripetutamente le donne in modo osceno e senza sosta alcuna, indicarle come meri oggetti di soddisfazione sessuale e privarle sistematicamente di qualsivoglia dignità umana non è certo black humor, ma diffamazione e violenza verbale di genere.

“Solo con le buche, solo con le stupide, ’ste puttane da backstage sono luride. Che simpaticone! Vogliono un cazzo che non ride, sono scorcia-troie. Siete facili, vi finisco subito” (Sfera Ebbasta); “Ogni giorno scarpe nuove, mi frega un cazzo di chi odia. Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una troia” (Dark Polo Gang);
"Sta tipa vuole fare la scema
E la rigiro finché la giro di schiena
Disegno una mezza luna sul fondo schiena
Cosi quando me la inculo facciamo una luna piena». (Skioffi);
«Succhiamy l'uccello e vai via"(Skioffi);
"Se fossi uno psicopatico, girerei in mutande, con una pistola davanti a qualsiasi donna[...]
Se fossi un suo amico gli spezzerei un braccio, solo per disegnare cazzi giganti sopra il gesso"(Skioffi)
(Di Skioffi volutamente evitiamo il testo Yolandi e chi vuol capire perché, vince un neurone in più.)
"Finalmente posso fare quello che ho sempre sognato
Te stacco le braccia, te squaglio la faccia
Te schiaffo ner bagagliaio stupida baldracca
Te stacco le braccia, te squaglio la faccia
Sottolinea ‘sta dispensa stupida baldracca"
(Pippo Sowlo);
"Non ingigantire Sirvia, non drammatizzare
T’ho dato na cinquina, mica t’ho ammazzato er cane
T’è pure un po’ piaciuto, nun fa la scema dai"
(Pippo Sowlo);
"Fregne mutilate
Le meglio scopate
Voglio le fregne mutilate
Belle e subordinate
Sei un mix tra la Nargi e Pistorius
Ma sai che cazzo me ne importa
Che tu c’hai na mano monca
Un difettuccio se sopporta"
(Pippo Sowlo)

Queste solo alcune delle miriadi di perle sessiste con cui i trappisti italiani farciscono i loro testi, in una rincorsa a chi riesce non solo a offendere meglio e più profondamente l’intera categoria femminile, ma anche la lingua italiana.
Ci sarà chi ne capisce l'intrinseca semantica e la parodia macchiettistica, ci sarà chi non capisce il metatesto, ci sarà chi è violento e ne trarrà gratificazione, ci sarà chi la violenza la prova sulla propria pelle tutti i giorni e si sentirà ancora una volta violentata dalle parole. Quello di cui siamo certe è che noi ci leggiamo solo una bieca corsa al profitto ancora una volta sfruttando la donna alla faccia delle possibili conseguenze.