venerdì 22 giugno 2012

#apply194: ecco le percentuali dei medici obiettori antiabortisti divisi per regione.




Fino a ieri era #save194 da oggi #apply194

Dunque la Corte Costituzionale ha sentenziato per la costituzionalità della Legge 194/78.
Quindi, per ora, la donna ha più diritti del suo “uovo”, a dispetto di illogici, misogini e fanatici catto-fascisti. Repubblica però ci ricordava ieri che in Parlamento ci sono sei proposte di legge per un intervento sulla 194, cinque delle quali non sono esattamente ispirate al principio “donna come persona persona”. Per questo dobbiamo tenere alta l’attenzione, il vento non soffia dalla nostra parte, che è la parte del diritto umano, del diritto alla salute e della libertà di scelta, lo specifico per chi avesse dubbi.

La Legge 194/78 tra le cose belle ne ha anche alcune meno belle. Tra le cose non belle della legge non c’è solo l’intera impostazione concessiva che la ispira, che quindi non tutela l’autodeterminazione delle donne, ma concede una deroga alla determinazione biologica della femmina della specie, con l’identificazione della donna-madre, ma soprattutto il vizio si colloca in quell’articolo 9 che non mette limiti al numero complessivo di obiettori presenti nella sanità pubblica, con il risultato odierno che il 91,3% dei ginecologi e delle ginecologhe in Italia fa obiezione (dati rilevati da Laiga e riportati nel Comunicato stampa a seguito della Conferenza del 14 giugno 2012). Ci si trova in certi casi con una vera e propria obiezione di struttura, del tutto fuori dalla legge che nello stesso articolo dice: “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale.”

Di fatto in Italia molti ospedali, specialmente al Sud, sono interamente obiettanti o non garantiscono l’applicazione della legge, la maggior parte zoppica, con una presenza di non obiettori risibile e al limite dell’implosione della legge stessa, quando non è già completamente scoppiata (a Napoli la morte dell’unico non obiettore del Policlinico aveva determinato il blocco del reparto di ivg).

Oltre a provocare un danno alla salute delle donne, creando un problema di salute pubblica gravissimo, con pazienti destinate ad attendere lungamente un ivg, che potrebbe essere molto meno impattante dal punto di vista fisico e psicologico se fatta al secondo mese, piuttosto che sul filo del termine dei 90 giorni, ma maggiormente per gli aborti tardivi, che sono quelli determinati da patologie della madre o del feto. Questa obiezione, che possiamo tranquillamente definire illegale e criminale pesa enormemente sui non obiettori, cioè i buoni medici (mi verrebbe da dire: i medici, visto che quegli altri non medicano proprio niente).

Sui medici e le mediche non obiettanti pesa tutto il lavoro di ivg, che per quanto sia una scelta essere non obiettori, fatta per i motivi più svariati, ma principalmente per rispetto verso le pazienti, un ginecologo o una ginecologa, ha il diritto a fare anche altro, a esercitare pienamente la loro professione, la necessità primaria è quindi di una più equa distribuzione del carico di lavoro, sia per loro che per le pazienti.

Rilanciamo così la battaglia anche noi, assieme a Lipperini, e alle altre persone, donne e uomini che in queste settimane tanto hanno lavorato per far emergere gli attacchi alla legge 194, perché i problemi strutturali di una legge discreta, vengano rimossi immediatamente, e quel grosso buco rappresentato dall’art.9, voluto o non voluto dai legislatori, non importa più, venga colmato. Rilanciamo con l’hash tag #apply194 laddove applicazione della 194 non significa che la legge vada applicata così com’è, ma che bisogna regolare l’obiezione perché la si possa applicare senza creare disagi a chi si trova in stato di necessità: le donne che devono abortire.
Rilanciamo anche le proposte fatte durante la campagna #tettaprolife (perchè i veri e le vere prolife siamo noi prochoice!), aggiungendone altre, del tutto simili a quelle proposte da AIED, Associazione Coscioni e Lipperini:

- Sessualità libera (con chi vuoi);
- Contraccezione disponibile (anche d’emergenza);
- Aborto assistito e gratuito;
- Consultorio pubblico e laico;
- Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
- Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
- Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
- Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
- Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.

Per cominciare, come dice Chiara Lalli nel suo post, partiamo da una domanda semplice, chiediamo al nostro ginecologo se è obiettore di coscienza, se lo è agiamo di conseguenza.

(post completo di link e dettagli qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/21/fino-a-ieri-era-save194-da-oggi-apply194/)