mercoledì 28 dicembre 2011

A Stefania...

 Quante volte ci siamo chieste perchè un uomo uccide o violenta una donna, quante volte abbiamo cercato di fare qualcosa affinchè non si ripetesse mai più...quante volte...
ebbene, non abbastanza!!!

Stefania Noce era una giovane donna, attiva e femminista e per noi donne del web, se possibile, oggi ci sembra ancor più doloroso, oggi ci manca una compagna all'appello.

Stefania è la 136° vittima del Bollettino di Guerra di questo triste e lunghissimo anno ormai agli sgoccioli (per fortuna, o forse no!!! Chi lo sa?!?!?!).

Per chi non lo avesse già fatto consiglio la lettura dell'articolo che Stefania ha scritto Ha ancora senso essere femministe?

  "Dobbiamo, quindi, trovare il modo di pensare a un'uguaglianza carica delle differenze dei corpi, delle culture, ma che uguaglianza sia, tenendo presente l'orizzonte dei diritti universali e valorizzandone l'altra faccia. Ricordando, ad esempio, che la famiglia non ha alcuna forza endogena e che è retta dal desiderio femminile, dal grande sforzo delle donne di organizzarla e mantenerla in vita attraverso una rete di relazioni parentali, mercenarie, amicali ancora quasi del tutto femminili; ricordando che l'autodeterminazione della sessualità e della maternità sono OVUNQUE le UNICHE vie idonee alla tutela delle relazioni familiari di fatto o di diritto che siano; ricordando che le donne sono ovviamente persone di sesso femminile prima ancora di essere mogli, madri, sorelle e quindi, che nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, nè, tantomento, di una religione."

Queste le ultime frasi del suo articolo, dalle sue parole trasuda la voglia di cambiamento per una società migliore per le donne, la voglia di agire e di autodeterminarsi per non sottostare a niente e nessuno. Ora Stefania non c'è più e a noi rimane il dovere di continuare a lavorare su noi stesse e sulla cultura di questo paese affinchè ci possa essere giustizia, affinchè non accada più, affinchè certi atti non abbiano più agibilità e affinchè le testate gionalistiche non liquidino certi crimini come delitti passionali..ora più che mai sta a noi!

sabato 10 dicembre 2011

Partendo da me...le buone prassi.

Perchè partendo da me? Perchè donna, perchè compagna, perchè da 11 anni mi occupo di pari opportunità, perchè vivo e lavoro confrontandomi quotidianamente su questi temi e perchè sto per diventare mamma di un futuro uomo!
Spesso con il mio compagno ci siamo soffermati sul tema della parità dei generi e devo ammettere che non posso proprio lamentarmi del mio spaccato di vita privato ed anzi penso di essere una di quelle donne che vivono le discriminazioni solo fuori dall'ambito domestico ed è proprio per questo che ho deciso di partire da qui!

Infatti sono sempre più convinta che se non lavoriamo assiduamente e con impegno sulle nostre sfere private, se come madri di uomini non ci impegnamo ad insegnare loro il rispetto tra generi e la valorizzazione delle differenze, potremo andare poco lontano. Mi spiego meglio.
Non possiamo prescindere dalla parità in famiglia se vogliamo che ci sia la parità salariale, la parità sul lavoro, in polica, ecc..
Il mio, lo riconosco, è un caso piuttosto anomalo, ma proprio per questo credo sia degno di nota.
La mia famiglia di origine, è una famiglia decisamente matriarcale, dove le donne non si sono mai fatte "sottomettere" dagli uomini, dove la mia bisnonna, di professione maestra, anche a causa della prematura morte del marito, ha portato avanti da sola una casa e due figli, dove mia nonna materna è stata una delle primissime laureate in Farmacia all'Università di Pisa e (atipico per l'epoca!!!) si è sposata a 31 anni, a 34 la prima figlia, a 37 il secondo figlio. Mia madre ed io siamo cresciute insieme e da sole, l'unica figura maschile di riferimento per me è mio nonno, un grande uomo, assolutamente all'avanguardia.
E' chiaro, quindi che la mia forma mentis è basata sul concetto che, come donne, non solo non dobbiamo permettere che si protraggano certi stereotipi e che vi siano ancor oggi discriminazioni di genere, ma anche che se si instaurano dei rapporti sani con gli uomini possiamo andare molto più lontane di quello che potremmo fare da sole!
E' proprio al fianco di certi uomini che poi possiamo abbattere biechi stereotipi e contrastare tutti coloro che invece pensano di essere superiori o che si sentono in diritto di discriminarci in qualche modo !

Il mio vuol dunque essere un appello, un appello a tutte noi che viviamo CON gli uomini e che possiamo dunque CONfrontarci, CONdividere, CONtrattaccare questo ormai obsoleto sistema sociale, culturale, politico ed economico che ancor oggi si basa unicamente su quelle logiche maschili che non prendono in considerazione l'altra metà del mondo e proprio per questo logiche che, come oggi possiamo ben vedere, non hanno portato a niente di buono, ma che anzi hanno portato ad un grosso fallimento che però potrebbe rivelarsi una grande svolta.
Facciamo del nostro privato una buona prassi!
Siamo alla fine di un ciclo di vita ed è il momento di ricominciare con nuova forza, nuovo slancio, come ad ogni Medioevo segue un Rinascimento, a partire proprio da noi donne e se non le donne CHI? E senza un'evoluzione dei rapporti donne e uomini, COME?

Questo il mio contributo alla bellissima iniziativa del gruppo #donnexdonne
 
I.T.

lunedì 5 dicembre 2011

La manovra in 12 punti......

Il governo ha presentato ieri un decreto legge – definito da Mario Monti “decreto salva-Italia” – che mette in atto una nuova manovra economica d’emergenza, la quinta di quest’anno per l’Italia, allo scopo di aggiustarne i conti e creare le condizioni per favorire la ripresa economica. Monti si è rivolto direttamente agli italiani dicendo che il paese attraversa un momento di gravissima emergenza ma che non mancano i motivi per avere fiducia nel futuro. Poi è passato a illustrare i vari punti del testo, insieme ai ministri Fornero, Passera e Giarda, e al viceministro Grilli. Il presidente del Consiglio ha detto che la manovra ha un saldo totale da 30 miliardi di euro lordi (20 netti): 12-13 miliardi di tagli alla spesa pubblica, 17-18 di nuove tasse. Di questi soldi, 20 miliardi serviranno per ridurre il deficit e 10 saranno utilizzati per finanziare interventi per crescita ed equità. Vediamo come.
1. Costi della politica
Le giunte provinciali sono abolite. I consigli provinciali avranno un massimo di 10 componenti – oggi sono 45 – eletti dai consigli elettivi, comunali e regionali. Tutte le cariche delle giunte provinciali decadranno il 30 novembre 2012, i dipendenti delle province saranno trasferiti in regioni e comuni. Le nuove province avranno solo funzioni di “indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale”. Monti ha spiegato che non potendo abolire le province per legge ordinaria, questo era il segnale più forte che il governo potesse dare in questa direzione. Il risparmio previsto è oltre 500 milioni di euro.
Si stabilisce anche il principio della gratuità delle cariche elettive negli organi territoriali non previsti nelle Costituzione, che si considerano a titolo onorifico: si parla dei gettoni di presenza per consigli e giunte circoscrizionali, ma la norma potrebbe interessare anche organismi come le comunità montane o le autorità di bacino.
Mario Monti rinuncia ai suoi compensi da presidente del Consiglio e ministro dell’Economia. Tutti i membri del suo governo sottoscriveranno una dettagliata e trasparente dichiarazione sullo stato dei propri patrimoni, andando oltre quanto previsto dalla legge, e non potranno percepire alcun doppio stipendio.
Il numero dei membri di tutte le authority viene ridotto, quasi dimezzato. Sono invece soppresse l’agenzia per la sicurezza nucleare, l’agenzia per il terzo settore, l’agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, l’ente nazionale per il microcredito, l’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’ente per il turismo. Il numero dei membri del CNEL sarà ridotto da 50 a 28. Nasce invece una authority per i trasporti. Una serie di consorzi di fiumi e laghi confluiranno in un unico consorzio nazionale. ENPALS e INPDAP saranno accorpati all’INPS. Tutti gli enti che ricevono fondi dallo Stato dovranno, entro 10 giorni dall’approvazione della manovra, trasmettere i bilanci alle amministrazioni vigilanti e al ministero dell’Economia.
2. Pensioni
Dal 2012 saranno calcolate per tutti con il metodo contributivo, cioè sulla base dei contributi che i lavoratori hanno versato nella loro intera vita lavorativa, il cosiddetto montante contributivo, rivalutata sulla base di precise aliquote e tassi di rivalutazione. L’importo annuo della pensione viene calcolato moltiplicando il montante per un coefficiente di trasformazione, un numero che varia a seconda dell’età del lavoratore al momento in cui è andato in pensione.
Gli uomini potranno andare in pensione con 42 anni e un mese di contributi, o all’età di 66 anni. Le donne potranno andare in pensione con 41 anni e un mese di contributi, o all’età di 62 anni. Spariscono nominalmente le pensioni di anzianità, che saranno quindi “pensioni anticipate”: i lavoratori che decideranno di lavorare oltre le soglie, fino a 70 anni, saranno premiati da un sistema di incentivi. Sia per gli uomini sia per le donne sarà necessario un requisito minimo di anzianità contributiva di 20 anni.
L’età pensionabile diventa quindi flessibile, dai 62 ai 70 anni per le donne, dai 66 ai 70 anni per gli uomini, con un meccanismo che premia chi va in pensione più tardi. L’aumento dell’età pensionabile è temperato dall’abolizione delle finestre, che spesso rendeva necessario attendere mesi, fino a un anno, per andare in pensione, dopo il raggiungimento della soglia. La pensione verrà invece erogata il mese successivo alla maturazione dei requisiti.
Le pensioni minime e quelle alte fino a due volte il minimo, circa 950 euro al mese, continueranno a essere aggiustate in funzione dell’inflazione. Le altre no per il 2012 e il 2013, ed è descrivendo questo passaggio che ieri il ministro Fornero si è commosso.
Le nuove regole non si applicano alle persone, entro il limite di 50 mila, che maturano i requisiti odierni entro il 31 dicembre 2011, che si trovavano in mobilità alla data del 31 ottobre 2011, che sono interessati dai piani di esubero, nonché gli ex lavoratori che sono stati autorizzati ai versamenti volontari entro il 31 ottobre 2011.
Taglio dei privilegi. Oggi le aliquote di prelievo dei lavoratori autonomi sono minori di quelle dei dipendenti, 20-21 per cento rispetto al 33 per cento. La manovra innalza i contributi di commercianti, artigiani, coltivatori diretti e aziende agricole dello 0,3 per cento ogni anno per arrivare a due punti in più in percentuale nel 2018.
3. L’imposta sulla casa
L’IMU, l’imposta municipale unica introdotta dal federalismo fiscale, sarà anticipata al gennaio 2012. Saranno tassate anche le prime case: aliquota base allo 0,76 per cento, 0,4 per cento per le prime case. I sindaci potranno ridurla ulteriormente. L’imposta sarà applicata sul valore catastale degli immobili, che sarà ricalcolato secondo coefficienti rivalutati per il 60 per cento, quindi ben più alti che in passato. Ci sarà una detrazione sulla prima casa che esenterà molte famiglie, si calcola che almeno il 60 per cento di proprietari di prime case non pagherà l’IMU. L’incremento delle rendite catastali si applica ai soli fini del calcoli dell’IMU e non sull’IRPEF – che non sarà aumentata, come si era detto nei giorni scorsi – né sulle compravendite.
4. Tassa sui capitali scudati
I capitali rientrati dall’estero con lo scudo fiscale approvato dal governo Berlusconi, e tassati per il 5 per cento, pagheranno una doppia imposta di bollo (escamotage per rendere costituzionale una tassazione retroattiva che altrimenti sarebbe stata abbattuta dai ricorsi). Su quei capitali si pagherà quindi un’imposta una tantum dell’1,5 per cento, e con quei soldi si coprirà l’adeguamento all’inflazione delle pensioni fino a 960 euro.
5. Tasse sui beni di lusso
Vengono introdotte una tassa sullo stazionamento e il rimessaggio delle imbarcazioni superiori a 10 metri di lunghezza, una tassa di possesso sugli aerei ed elicotteri privati, un superbollo aggiuntivo sulle auto con potenza superiore ai 170 kW.
6. Patrimoniale sulle attività finanziarie
L’imposta di bollo sui conti correnti bancari viene estesa anche al deposito titoli e ad altri strumenti e prodotti finanziari, come le polizze assicurative sulla vita, i fondi immobiliari e i fondi comuni. Ci sarà una soglia di esenzione, ma per gli investimenti superiori a 5000 euro il bollo sarà più che raddoppiato: il governo deve ancora comunicare le aliquote precise.
7. Misure per la crescita
L’IRAP sul costo del lavoro sarà deducibile per le imprese, così da incentivare le assunzioni (in particolare quelle di donne e giovani). Viene rafforzato il fondo di garanzia sui prestiti alle piccole e medie imprese. Fino al 30 giugno 2012 lo Stato farà da garante anche per le passività delle banche italiane. Allo scopo di fornire un “Aiuto alla Crescita Economica”, definito con l’acronimo ACE, viene introdotta a partire dal 2011 un’agevolazione alle imprese che aumentano il capitale proprio: le imposte sui redditi saranno deducibili per “rendimento nozionale” figurativo, la cui aliquota sarà fissata entro il 31 gennaio di ogni anno. La misura ricorda la dual income tax introdotta dall’ex ministro Visco.
Liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, quelli a pagamento, che potranno essere venduti anche nelle parafarmacie. Liberalizzazione sperimentale degli orari di apertura degli esercizi commerciali nelle località turistiche e città d’arte. I gestori delle pompe di carburante potranno rifornirsi da qualunque produttore, senza clausole di esclusiva. Se entro il 13 agosto 2012 non saranno varate norme per la riforma degli ordini professionali, questi verranno soppressi.
Gli immigrati che hanno chiesto il permesso di soggiorno ma non l’hanno ancora ricevuto potranno sottoscrivere regolari contratti di lavoro.
8. Evasione fiscale
Introduzione del limite di 1000 euro per i pagamenti in contanti. Incentivi e agevolazioni fiscali per i professionisti e le piccole imprese che accettano la piena tracciabilità dei propri ricavi. Monti ha detto inoltre che una delle misure più importanti contro l’evasione è una non-misura: la sua categorica esclusione riguardo l’approvazione di condoni di qualsiasi genere.
9. IRPEF
Non c’è l’aumento dell’IRPEF di cui si era molto parlato la settimana scorsa, ma l’addizionale regionale dell’imposta sui redditi passa dall’attuale 0,9 per cento all’1,23 per cento.
10. Lire
Si stabilisce la prescrizione anticipata delle lire in circolazione a favore dell’erario.
11. Enti locali
I fondi per le regioni vengono tagliati di 3,1 miliardi a partire dal 2012: 2,1 alle regioni a statuto ordinario e 1 alle regioni a statuto speciale. I fondi per i comuni con più di 5000 abitanti vengono tagliati di 1,4 miliardi dal 2012. I fondi per i comuni con più di 1000 abitanti vengono tagliati di 1,4 miliardi dal 2013.
12. Pareggio di bilancio
Il governo prevede con la manovra di blindare gli obiettivi di risparmio già previsti in bilancio per 2012, 2013 e 2014. Se non dovessero bastare, scatterà un aumento di 2 punti delle aliquote IVA del 10 e del 21 per cento a partire da giugno del 2012, con un ulteriore scatto di mezzo punto dal giugno del 2014. 

sabato 3 dicembre 2011

La crisi c'è ed è soprattutto dentro di noi!

Oggi è una giornata particolare, sarà perchè piove, sarà perchè scopri che non c'è mai fine al peggio, sarà perchè c'è crisi!
Lavori con le donne, lavori per le donne....e "se non le donne chi?", dice lo slogan del comitato promotore SNOQ per la manifestazione dell'11 dicembre 2011 a Roma!
Ma forse il problema è che la crisi non è solo quella che sentiamo sulla pelle perchè precarie nella vita e nel lavoro o politica, o economica di cui leggiamo tutti i giorni, ma è anche e soprattutto una profonda crisi interiore, di rapporti, con se stesse/i e con le/gli altre/i!
Non ho mai vissuto prima di ora un periodo di così intensa aggressitività delle/gli une/i contro le/gli altre/i, del tutte/i contro tutte/i, è agghiacciante...
la mia impressione è che a causa di personalissime frustrazioni, certamente dovute anche al momento infelice, ma proprio perchè infelice abusato come "sfogatoio", si vanno ingaggiando battaglie fini a se stesse.
Nell'ultimo periodo ci sono state tante, troppe "uscite" infelici, non ultimo l'articolo pubblicato su Libero "Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli" già a lungo dibattuto e che allora ci trova tutte unite nel dissenso generale.
Poi appena finita la battaglia del momento ecco che si ritorna all"Eva contro Eva", perchè se esiste il problema di rapporti tra uomini e donne, uomini e uomini, esiste ovviamente anche quello fra donne e donne. E fin qui niente di nuovo! Ma come dice Renata Puleo nelle Riflessioni  Sistemiche (n.4 del maggio 2011) "Donne, potere e conflitto fra donne":

"Ciò che mi pare sia stato sottaciuto, poco pensato nella sua specificità, è il sentimento dell’invidia femminile. Esso rappresenta un correlato del discorso sul potere, perché parla di qualcuna che ha e può e qualcun’altra che non ha, o presume non avere e non potere sulla scena mondana. Non mi riferisco all’invidia così come è entrata nel canone del sapere psicoanalitico, con una lettura spesso poco problematica dei lavori di Melanie Klein. Penso a qualcosa che di quel nucleo di elaborazione è tributario, ma in maniera bastarda, priva di status autorevole, per il lato più oscuro delle esperienze femminili: il fallo esibito da alcune donne con altre donne, il nutrimento intellettuale elargito senza cura e senza riconoscimento del desiderio dell’altra. Dunque in poca libertà, ancora insoggezione alle forme del maschile. Forse, dire che l’invidia non è stata pensata è ingeneroso verso alcune tracce di un percorso intellettuale in tal senso pure intrapreso,ma rimasto (a caso?) di nicchia, elaborazioni che sono un po’ come sintomi di un lavoro simbolico non finito (in-finito?), che si muove nella zona di limite in cui si confrontano le donne che hanno conquistato qualcosa e coloro che non lo hanno fatto, potuto, o voluto."

Anche Elena Pulcini approfondisce l'invidia femminile nel suo libro: "Invidia. La passione triste"


L’invidia femminile è pervasiva e onnipresente, coglie ogni pretesto per posare sull’altra il proprio sguardo maligno, e tende a moltiplicarsi, riconfermando la sua sostanziale indifferenza all’oggetto, e finendo per investire non solo quella singola donna, ma le donne in generale (…). E allora? Che ne è delle conquiste del femminismo e di quella solidarietà in cui abbiamo intensamente creduto? (…). Il potere è ancora il nostro spettro da esorcizzare. E’ ciò che fortemente vorremmo (perché non l’abbiamo mai avuto!), ma è anche ciò che ci fa sentire in colpa e che non riusciamo mai completamente ad assolvere e legittimare. Cosicché finiamo vittime di una schizofrenia tra identificazione e mimesi al maschile da un lato e negazione e rifiuto del potere dall’altro

Ecco descritto, nelle ultime righe, l’Impossibile della condizione femminile all’interno di un simbolico pensato e strutturato a misura d’uomo.

Per questo penso, anzi sono convinta, che la crisi sia soprattutto quella radicata dentro di noi...dobbiamo lavorare al suo superamento attraverso la solidarietà e la forza che ci contraddistingue proprio perchè donne!

I.T.

sabato 19 novembre 2011

25 Novembre Giornata mondiale contro la violenza alle donne. NOI CI SIAMO!


In occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne, il Comitato Se Non Ora, Quando della città di Massa organizza "Maltratt_ARTE" un flash mob itinerante nel centro della città di Massa dalle ore 18.00 di venerdì 25 novembre 2011.

Organizzazione:


-Chi vuole potrà rendere il tutto più scenografico facendosi con il trucco o un occhio nero o altri tipi di segni sul volto. Per chi vuole essere aiutato a truccarsi il ritrovo sarà alle ore 17.15 presso il negozio Enemy's Record in Via Beatrice, 35 a Massa.
-Utilizzeremo dei cartelli con scritte sul tema!
-Alle ore 18.00 ci troveremo in piazzetta Manfredi e poi da lì partiremo per fermarci qualche minuto in ogni punto strategico del centro cittadino (piazza Aranci, Via Dante, davanti al teatro Guglielmi, Piazza Garibaldi, Oviesse e Coop)
-Ogni qual volta ci fermero in un punto verrà letto a voce alta uno dei cartelli che indosseremo.

Vi riporto le parole di un bellissimo articolo scritto dal Coordinamenta femminista e lesbica di collettivi e singole- Roma- coordinamenta@autistiche.org :

Combattere contro la violenza sulle donne significa

- trovare forme di autodifesa e autorganizzazione;
- ribellarsi ed aiutare le donne a ribellarsi;
- combattere i meccanismi che in questa configurazione sociale incentivano ed aumentano le possibilità di violenza. Per questo l’autodeterminazione delle donne non può essere svincolata da una critica radicale al sistema capitalistico/neoliberista. La società neoliberista,infatti, sdogana la violenza gerarchica per favorire i rapporti di subordinazione e mercificazione. La liberazione della donna è inseparabile dalla lotta di classe, dalla lotta per una società dove non ci sia sfruttamento e non può significare, in alcun modo, partecipazione alla gestione dell’attuale sistema di potere.
Per questo riteniamo che l’emancipazione sia stata uno strumento di "pacificazione sociale". Molte donne sono diventate attraverso l’emancipazione parte integrante ed attiva del sistema di potere della società patriarcale e del relativo controllo sociale. Mentre prima perpetuavano il dominio patriarcale con l’accettazione passiva e/o partecipe dei ruoli loro assegnati, ora agiscono direttamente violenza contro le altre donne;
- combattere i linguaggi e gli atteggiamenti sessisti;
- combattere le parole "politicamente corrette" come "convivenza civile", "sereno confronto fra i sessi", "affido condiviso", "partecipazione e scelta responsabile", "educazione alla convivenza".......che strumentalizzazno le lotte delle donne, confondono l’aggredita con l’aggressore e mettono sullo stesso piano chi la violenza la subisce e chi la esercita;
- battersi contro le leggi securitarie e il controllo sociale;
- battersi contro i ruoli;
-smascherare i meccanismi che opprimono e dividono buone/i e cattive/i, omologate/i e non omologate/i, diverse/i;
-cercare di scardinare il rapporto di potere all’interno dei rapporti affettivi ed il concetto di famiglia ed il concetto stesso di coppia, sia etero che non, come microcosmo in cui si ripropongono dinamiche di sopraffazione;
- affrontare il tema della violenza esercitata dalle donne contro le donne anche nei rapporti di coppia ed affettivi, dato che i meccanismi ed i valori della società patriarcale sono fortemente introiettati;
- analizzare la violenza sulle donne partendo da noi e ,quindi, dal personale che è politico, perchè le problematiche del rapporto tra i sessi vengano tirate fuori dalla sfera privata e se ne riconosca la valenza politica.

Il personale è politico/ il sociale è il privato

venerdì 11 novembre 2011

Ci siamo...11-11-11 #2eurox10leggi!


Quando una donna fa politica, cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica, cambia la politica. (Michelle Bachelet)


Ed anche il fatidico giorno del Blogging day è arrivato e speriamo che questa combinazione cabalica dell'11-11-11 (e non a caso scrivo per le ore 11.00!) porti bene, porti buon auspici, perchè è ora di grandi cambiamenti e nel nostro piccolo, grazie all'idea di Manuela Mimosa Ravasio, proviamo a contribuire a questi cambiamenti!
Per partecipare, come ho fatto io e tante altre persone, cliccate qui e prenotate la vostra quota, fatelo oggi stesso che magari grazie alla data palindroma porta tanta fortuna!
Riporto qui sotto le leggi proposte perchè condivido questa iniziativa e vorrei dare più informazioni possibili. Tanti blog oggi insieme a me faranno questa operazione di diffusione capillare e quindi speriamo che serva a smuovere le acque:
1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Introduzione del concetto di paternità obbligatoria.
2. Legge per la maternità universale. Ovvero ogni donna che sceglie di diventare madre, sia essa single, sposata, lavoratrice dipendente o precaria, deve aver diritto al sussidio di maternità.
3. Legge per la realizzazione di una reale democrazia paritaria. Una legge elettorale che, come quella campana, preveda la doppia preferenza di genere e una presenza al 50 per cento nelle liste.
4. Legge contro le dimissioni in bianco e incentivi per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni. Obiettivo: la parità ovunque, anche nei salari.
5. Educazione sessuale e di identità di genere fin dalla scuola primaria su modello di quelle danesi. Istituzione di una Commissione che vigili sull’uso dell’immagine femminile nel mondo dei media.
6. Legge contro la violenza sessuale sul modello spagnolo. Si parte dall’educazione fino alla tutela dei e nei centri di accoglienza delle vittime, all’assistenza legale, alla punizione e recupero di chi opera violenza.
7. Leggi per il finanziamento della costruzione di asili nido di piccole dimensioni ma diffusi sul territorio, e per i tempi pieni di qualità nelle scuole primaria e secondaria di primo grado.
8. Legge che deliberi reali sostegni a tutte le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la legge sulle pensioni di reversibilità che ha danneggiato soprattutto le donne.
9. Una legge sul futuro. Provvedimenti per dare maggiore autonomia, anche economica ai giovani e alle giovani. Sulla proposta di Martine Aubry, finanziare il merito e la realizzazione in tutti i campi: dalla cultura all’industria.
10. Promuovere a tutti i livelli istituzionali, dai Comuni allo Stato Centrale, il Bilancio di Genere, che consente di ripartire in modo equo e più controllato le risorse a disposizione.


Tutte le informazioni e gli aggiornamenti su questa iniziativa si trovano sul blog http://2eurox10leggi.blogspot.com


giovedì 10 novembre 2011

Un paese migliore, un paese normale


Questo è i commento di Manuela Mimosa Ravasio in risposta ad altri che segue la pubblicazione dell'articolo su #2eurox10leggi pubblicato su la27esimaOra de Il Corriere della Sera, qui il link. Vi invitiamo a seguire il dibattito e commentare.

Personalmente la cosa che mi rattrista maggiormente leggendo alcuni di questi commenti è la constatazione di essere, ancora, in un Paese ben lontano dalla normalità. Ringrazio Rosi Mascia per tutti i dati, anche se sicuramente i fedeli lettori del Corriere della Sera  avranno avuto occasione in questi mesi, se non in questi anni, di leggere in tanti e dotti articoli, quanto e come la partecipazione attiva delle donne nei lavori e nelle istituzioni vada di pari passo con il livello di competitività e persino di democrazia, di un Paese. Un Paese che mortifica le donne nel loro talento e intelligenza, un Paese che nega loro una pari dignità nella rappresentazione e nelle funzioni, è un Paese destinato a restare indietro. È un paese peggiore. E non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Leggere le 10 leggi come ad esclusivo vantaggio del genere femminile è quindi un abbaglio clamoroso. Com’è un abbaglio clamoroso concepire la politica delle donne come una politica a metà, o di parte. Le 10 leggi vogliono essere solo l’occasione di fare una politica per tutti, ma da un altro punto di vista. Quel punto di vista che, come diceva Giulia Bongiorno mesi fa, potrebbe riconquistare la fiducia della gente comune. Quel punto di vista, quel genere di competenza che in Italia manca da troppo tempo. È pur vero che, come dice qualcuno, le quote rose sono in un certo senso una forzatura. Ma dovremmo interrogarci sul perché, Paesi con un’alta qualità di welfare come i Paesi Nordici, hanno deciso comunque di introdurle per garantire un’equa presenza delle donne nei luoghi dove si decide. Perché, e lo ripeto, l’assenza delle donne in quegli stessi luoghi è un problema anche per la qualità democratica del Paese. Io sono sicura che i lettori del Corriere della Sera hanno ben presente il tema. Che non è un tema per sole donne. Non è un tema che divide i sessi, ma li coinvolge per una nuova idea di società. Una società migliore per tutti e tutte, uomini e donne. Con le 10 leggi si è voluto dare un segno di concretezza. Cominciare dal basso con proposte/richieste che parlassero di realtà. Che cosa c’è di più coraggioso di dichiarare 10 desiderata chiari? Vi sembra davvero che la politica degli ultimi anni, destra o sinistra che sia, sia stata un inno alla chiarezza e alla trasparenza? E vorrei tranquillizzare chi ha paura di un vetero-femminismo di ritorno che non è questo il caso. Personalmente ho un certo fastidio per tutti gli “ismi” e alle 10 leggi partecipano, e stanno partecipando, anche uomini. Perché anche gli uomini sono stanchi di essere rappresentati come cavernicoli incapaci e soprattutto non desiderosi di condividere tutto con le loro compagne/compagni. A cominciare dalla cura dei figli e della famiglia. Pensate che bello, un Paese normale.

Fonte: http://2eurox10leggi.blogspot.com/2011/11/un-paese-migliore-un-paese-normale.html?spref=tw 

domenica 30 ottobre 2011

L'esperienza del Fem Blog Camp di Torino

Non posso nascondere l'entusiasmo dopo l'esperienza che ieri abbiamo fatto al Fem Blog Camp di Torino! 
Penso che esperienze come questa dovrebbero essere fatte da tutte e tutti, è ciò che serve per alimentare le capacità e la voglia di fare, per conoscere persone creative ed intelligenti e soprattutto per studiare tutte/i insieme varie ed efficaci metodologie per influire in modo determinante al cambiamento culturale di questo paese!
Apre la giornata Mala Femmina con una grande rivelazione! Mala Femmina non è una persona, ma una collettività di persone che tra esperienze di vita vissuta e licenze letterarie hanno dato vita ad un esperimento, un progetto di lavoro sulla precarietà collegato alle nuove forme di comunicazione!
Le donne e gli uomini di Femminismo a sud hanno dato vita a workshop estremamente utili ed interessanti su come tutelarci nella difesa della privacy, l'autodifesa legale, come costruire blog, quali sono i limiti ed i vantaggi dei Social Network, come i e le giovani della fascia di età tra i 15 e 29 anni vivono il web e quali modalità attuare per coinvolgerli/e sui temi antisessisti.
Francesca Sanzo di Donne Pensanti e  Giorgia Vezzoli di Vita da Streghe hanno proposto "la creazione di una piattaforma condivisa tra tutte le nostre realtà di blog antisessisti per valorizzarle nelle loro differenze, componendo un mosaico composito e frastagliato, segnalando eventi e progetti." (Facciamo Rete? Una piattaforma per tutte)


Veramente illuminante la video-inchiesta sugli stereotipi di genere con i bambini delle scuole elementari di Alessandra Ghimenti di Ma il cielo è sempre più blu (sul suo blog è possibile vedere il trailer del video) e non posso non citare una sua riflessione che condivido appieno "[...] Vengo a sapere, da una ragazza di Massa, che Irene Biemmi, una ricercatrice dell’Università di Firenze, si sta occupando proprio di sessismo e stereotipi nei testi scolastici, e ha pubblicato recentemente un libro di percorsi didattici per l’educazione al genere. (La ragazza di Massa sono io :D)
C’è tanta collaborazione al FBC, interesse, fermento. E’ auto-organizzato, indipendente, auto-finanziato. Eppure funziona. Si organizzano i turni di guardia, di cucina, di pulizia. Ci sono i seminari e la connessione wifi, la merenda e l’attrezzatura tecnica. Tempo fa leggevo qualcuno che scriveva che la partecipazione delle donne alle manifestazioni assicura più ordine. Non è la partecipazione passiva, è l’organizzazione attiva. Quando le donne sono a capo delle strutture, le strutture funzionano meglio!
Piena di questo spirito di sorellanza m’incammino per il viaggio di ritorno.[...]" 


Per finire questa breve, ma intensa cronaca della giornata di ieri vi lascio con una frase, un passo di una canzone di lotta rivisitata appositamente per il FBC e conclusiva dell'intervento di Francesca e Giorgia:
 
Sebben che siamo blogger, 
paura non abbiamo 
abbiam delle belle penne 
e in Rete ci mettiamo!

Un ringraziamento particolare alle donne e uomini di Femminismo a sud e Sguardi Sui Generis e a tutti i gruppi torinesi e non solo che si sono attivati in modo assolutamente volontario! E' grazie a loro che è stato possibile realizzare il FBC e quindi partecipare a questo significativo, importante e creativo momento di incontro tra tutte quelle realtà che fanno femminismo ed antisessismo in rete e nella vita.


I.T.

venerdì 28 ottobre 2011

Il Colpo di Coda del Patriarcato che Coinvolge le Donne

by on • 23:52
Oggi 28 ottobre comincia il Feminist Blog Camp a Torino, qui il programma.
Io parlerò sabato raccontando l’esperienza del Corpo delle Donne in Italia, all’estero e soprattutto nelle scuole. Cesare Cantù farà un workshop di montaggio video.
Sono curiosa, non ho aspettative di alcun tipo, molta voglia di capire e conoscere. Mi intrigano i rapporti intergenerazionali credo che una  futura possibile coesione sociale partirà proprio da l’incontro di diverse generazioni. Mi coinvolge assai esplorare territori nuovi, e a Torino ce ne saranno molti. Ho voglia di conoscere da vicino le donne di femminismoasud, frequentare workshop così” poco italiani”, le musiciste che suoneranno la notte. Ci saranno anche le nostre corrispondenti Livia da Berlino e Giulia da Parigi e molte altre ragazze/donne dall’estero: non male un po’ di aria internazionale.  Vedremo.
Ne ho in giro qua e là di donne con cui mi relaziono volentieri. Ma sono sconcertata e mi interrogo sul perchè stenti a nascere una rete di relazioni virtuose tra donne, non un movimento, bensì una rete invisibile, sotterranea che unisca i nostri personalissimi tentativi e progetti di miglioramento.
Qualche giorno fa si è tenuto il Congresso UDI che, mi raccontano, ha avuto risvolti dolorosi e cattivi fino alle dimissioni, spero non definitive, della Presidente Pina Nuzzo.
Leggo sul blog donnepensanti di un’ennesima difficoltà di relazione tra le giovani blogger e il movimento senonoraquando che sembra avere grande difficoltà a compiere un gesto semplicissimo e foriero di possibili grandi e positive conseguenze: dire GRAZIE. GRAZIE a tutte le donne e a tutte le associazioni che hanno permesso a senonoraquando di esistere. Dire GRAZIE riconoscendo che senza il lavoro di innalzamento del livello di consapevolezza portato avanti per anni da molte valorosissime donne, nessuna manifestazione oceanica sarebbe stata possibile. Un GRAZIE che potrebbe cambiare tutto, perchè non pronunciarlo?
Durante le elezioni di maggio a Milano, parecchie donne concentravano molta più energia nell’ostacolare una possibile candidata donna, che nell’agevolarla. Perchè?
Perchè mi chiedo da tempo.
Un’epoca di transizione come quella attuale, con il patriarcato millenario alle spalle e un futuro tutto da inventare davanti ma dove è ormai chiaro che le donne giocheranno un ruolo fondamentale, provoca ansia in molti uomini, comprensibilmente. Non tutti sono contrari a questo cambiamento, anzi. Ma il cambio di ruolo provoca sconcerti in moltissimi. Il colpa di coda attuale del patriarcato è provocato da questa “paura di non sapere”.
ECCO, IO CREDO CHE QUESTA PAURA NON COINVOLGA SOLO GLI UOMINI MA ANCHE MOLTE DONNE.
Tutte quelle donne che hanno interpretato l’emancipazione come un adesione al modello maschile e che ora sentono e provano la stessa ansia provata dagli uomini: cosa accadrà con la fine del patriarcato? Una fine che non coinvolgerà banalmente solo gli uomini, meglio alcuni uomini, bensì un modello maschile di interpretare il mondo che è proprio anche di tante donne.
E dunque il colpo di coda di questo patriarcato che non vuole morire sta forse alla radice di questa rabbia, stizza, incapacità di com-prendere che circola oggi in Italia tra le donne e impedisce di librarsi, volare alto, essere capaci di gesti alti e definitivi. Accanimento furioso su riti maschili obsoleti: ho visto signore battersi come iene con metodi da vecchio polveroso maschilismo per un assessorato comunale di pochissimo valore, altre organizzare movimenti con modalità da vecchio pd.
Paura che immobilizza e rende furiose, terrore di lasciarsi invadere da una nuova consapevolezza di cui non conosciamo molto per averla tenuta sepolta da millenni, ma che ora è pronta a manifestarsi: lasciamoci sorpendere, mi verrebbe da dire.
Credo che solo facendo posto al nuovo che non conosciamo saremo in grado di accogliere  ciò che ci spetta. Ricalcando modelli ammuffiti gia percorsi da altri, come vediamo, non sta portando alcun frutto.
Lasciamoci dunque soprendere dal nostro personalissimo modo, che potrebbe condurci  a risultati davvero sorprendenti.

Fonte: Lorella Zanardo da Il corpo delle donne

sabato 22 ottobre 2011

Della stampa e di altri demoni!

Eccoci! Mi sento in dovere di buttare giù alcune considerazioni sulla giornata di ieri...eccezionale! L'aver conosciuto personalmente Sonia ed Enza mi ha reso una persona migliore! Avete presente... perchè spero capiti o sia già capitato anche a voi... quella sensazione di crescita, di pienezza, di sorellanza che solo certe donne riescono a trasmettere?
Devo anche ringraziare tutte e tutti i partecipanti alla presentazione del libro "PAS: Presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale" che hanno decisamente contribuito alla positività dell'atmosfera ed hanno reso la giornata ancor più calda ed interessante. Non ultime Frida e Francesca (e la sua straordinaria famiglia) e Paola (donna magica, che ha contribuito alle mie prime vere ed importanti scelte di vita), donne, sorelle straordinarie...ce ne vorrebbero!
Un pensiero non può che andare anche a tutte le mie compagne ed amiche SNOQers presenti (sempre!), attive, importanti, con cui sto percorrendo un cammino pieno di insidie e perplessità, ma anche di speranze, voglia di fare e di cambiare per un mondo migliore!
Ed ecco che, dopo aver sottolineato le cose più importanti, mi sento di denunciare una nota estremamente dolente....ovvero il comportamento indecente della nostra stampa locale!
Che significa, direte voi? Partirò da un pò lontano! Dopo i primissimi momenti caldi del post 13 febbraio dove fu inevitabile l'attenzione dei mass media, in tutta Italia si parlava del nuovo movimento delle donne,  man mano l'attenzione è sempre più scemata, ma questo è fisiologico, normale! Poi è stata la volta di azioni spettacolari che abbiamo organizzato sul territorio, come flash mob molto teatrali, che quindi non potevano passare inosservati! Ad un certo punto si è passate ad azioni meno appariscenti, più di sostanza e di contenuto e più si è andate in quella direzione e meno la stampa ha mostrato interesse, fino ad arrivare all'ignorare completamente comunicati di iniziative notevoli, come ad esempio la riunione dei comitati SNOQ della Regione Toscana da cui è stata sancita la RETE regionale ed una convocazione per una conferenza stampa a mio parere (e per fortuna non solo mio!) importante.
Perchè ignorare, in favore del nulla, una conferenza finalizzata al pubblicizzare e al rendere partecipi tutti e tutte i cittadini e le cittadine di un evento importante come quello di ieri? Non è forse degno di nota, per una città in cui si fa sempre meno cultura, l'arrivo di una psicoterapeuta argentina (ma di genitori originari di Massa) che attualmente vive e lavora in Spagna per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne? Non è forse un problema di rilevanza quello della violenza nei confronti delle donne e dei minori nel nostro paese e purtroppo anche nel nostro piccolo territorio, dove ancora troppa omertà e mancanza di supporti e servizi favorisce questi abusi? Non è degno di nota parlare di un disegno di legge (il 957/2008) ad oggi in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, peggiorativo di una legge già opinabile quale quella sull'affido condiviso? Che per la stampa non ci siano nella nostra provincia madri e padri divorziati ed in difficoltà?
Ma forse sono io l'illusa, quella che spera continuamente che certi argomenti risultino più importanti agli occhi della stampa e dei/lle cittadini/e di una bega di partito, piuttosto che di una sagra o di chi si sposa a Massa(???).
Anche vero che non mi dovrei aspettare granchè dato l'atteggiamento di testate giornalistiche nazionali sempre più pronte al sensazionalismo, all'informazione scorretta e manipolata...come favorire il voyerismo alla Porta a Porta a discapito di tragedie legate al lavoro nero e dell'approfondirne i contenuti ed i perchè!!!!
 
"Doveri. Responsabilità del giornalista
Il giornalista è responsabile del proprio lavoro verso i cittadini e deve favorire il loro dialogo con gli organi d'informazione. E si impegna a creare strumenti idonei (garanti dei lettori, pagine per i lettori, spazi per repliche, ecc.) e dando la massima diffusione alla loro attività...."


 E con questo passo e chiudo, felice comunque di come siamo riuscite, nonostante tutto, a realizzare la giornata di ieri, estremamente partecipata e sentita (e da donne e uomini di tutte le età).
Perchè non c'è dubbio che il web sia un potentissimo strumento di diffusione e meno male!

I.T.

domenica 16 ottobre 2011

VENERDÌ 21 OTTOBRE 2011 ORE 17.00 Presentazione del libro "Pas: presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale" di Sonia Vaccaro e Consuleo Barea presso la Biblioteca Civica di Massa-Sala della Linea Gotica

L'Associazione A.R.PA. (Associazione Raggiungimento Parità) ed il Comitato Se non ora quando della città di Massa, in collaborazione con il Comitato 13 febbraio di Pisa e Femminismo a Sud invita tutte e tutti a partecipare alla presentazione di questo interessante libro che affronta un argomento di importanza enorme, una bugia colossale che vuole cambiare i connotati dell'affido dei figli in caso di divorzio! Ecco la traduzione della presentazione del libro:
" La “pretesa sindrome di alienazione parentale”, così come l’ha denominata l’Associazione di Psicologia Americana (APA), “PAS” per la sua sigla, e l’ideologia che la sostiene, è un costrutto pseudo-scientifico che è stato utilizzato, sin dalla sua creazione negli USA nel 1985, in ambito gudiziario e nelle cause di divorzio nelle quali si disputa l’affidamento dei figli, generando situazioni di alto rischio per i bambini e provocando una involuzione nei diritti umani delle bambine e bambini e delle madri che vogliono proteggerli.

L’effetto intimidatorio che produce la sua sola menzione nella giustizia, fa sì che alcuni professionisti, spinti solo dalla voglia di guadagno, la utilizzino abitualmente nei casi conflittuali di divorzio. Questo attributo della “PAS” la converte in uno strumento “ad hoc” che oltretutto nasconde l’incesto e la violenza di genero preesistenti. La comparsa del “PAS” in qualsiasi conflitto gudiziario riduce tutto all’alienazione paterna e trasforma automaticamente le vittime in carnefici.

In questo libro le autrici presentano, attraverso una esaustiva indagine, l’autentica realtà di questa infondata sindrome, carente di ogni base scientifica, rifiutata attualmente negli USA. Desiderano con esso formare ed informare i professionisti del diritto, la salute mentale e i servizi sociali che vogliano portare a termine una buona prassi nel campo del divorzio e dell’affidamento e apportare argomenti, di conoscenza e razionalità, che permettano di restituire alle vittime la credibilità delle proprie legittime lamentele sul genitore abusante e negligente.

L’obiettivo finale di questo libro è proteggere le bambine e bambini, vittime innocenti dell’applicazione di questa supposta sindrome, della “terapia della minaccia”, coazione che propongono coloro che la applicano come unico “trattamento” valido."

ore 17.00
Introduce Enza Panebianco di Femminismo a Sud

ore 17.30 Presenta il libro l'autrice Sonia Vaccaro psicologa e clinica specializzata in violenza di genere. Lavora da più di venti anni sui temi relazionati alla violenza basata sul genere: nella prevenzione, assistenza alle vittime, formazione di professionisti e supervisione di casi clinici. In Argentina è stata membro del Gruppo di Indagine Interdisciplinare sulla violenza domestica della direzione nazionale di politica criminale. Attualmente vive e lavora in Spagna per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne.

ore 18.10 Domande dal pubblico

ore 18.30 Conclude Frida Alberti dell' Associazione A.R.PA.

Sarà presente anche la traduttrice del libro Francesca D'Antonio

Per saperne di più:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/09/13/un-libro-sulla-sap-o-pas-la-presunta-sindrome-di-alienazione-parentale/

www.soniavaccaro.com

lunedì 10 ottobre 2011

SIAMO TUTTE OPERAIE DI BARLETTA

I Comitati SNOQ di Massa, Firenze, Pisa, Prato, Siena e Pistoia
scenderanno in piazza giovedì 13 con una fiaccolata in memoria della
tragedia che ha visto la morte di 5 giovani donne sfruttate!

I loro nomi, Tina Ceci, 37 anni. Matilde Doronzo, 32. Giovanna
Sardaro, 30 anni. Antonella Zaza, 36. E Maria Cinquepalmi, 14 anni.
Queste sono le donne morte nella strage annunciata. Le adulte
lavoravano in nero per 4 euro l’ora.
"Non servono le parole di commiato, serve strappare le donne dalle
condizioni di ricattabilità. Le donne e gli immigrati che sono l’altra
grandissima categoria debole. Questi sono crimini che vanno addebitati
a chi ha organizzato il lavoro in quel modo e a chi continua a pensare
una organizzazione sociale che rimanda le donne negli scantinati e in
luoghi pericolosi e bui dai quali è impossibile uscire in caso di
“tragedia annunciata” come questa."
SCENDIAMO IN PIAZZA MUNITE/I DI CANDELE O QUANT'ALTRO POSSA FARE LUCE E URLIAMO IL DOLORE ED IL DISSENSO PER UN PAESE DOVE NEANCHE I DIRITTI FONDAMENTALI, QUELLI UMANI, VENGONO RISPETTATI!

Evento su FB: https://www.facebook.com/event.php?eid=196604677078545

giovedì 6 ottobre 2011

INCONCEPIBILE SILENZIO E VERGOGNOSA INDIFFERENZA

Al Presidente della Repubblica Italiana

Egregio Presidente
Sono una donna e sono indignata.
Oggi ho raschiato il barile della stanchezza morale.
Non credo sia possibile che in Parlamento, luogo preposto alla decisione della vita degli Italiani, una parlamentare venga fatta oggetto di certe frasi sessiste e di una volgarità allucinante.
Non lo reputo tollerabile nella vita di tutti i giorni, si figuri in parlamento.
Non reputo nemmeno tollerabile che in una giornata così carica di dolore, come quella che Lei ha ricordato con commoventi parole oggi, i deputati al governo non abbiano il minimo senso del pudore e passino il tempo a raccontarsi barzellette. Queste persone rappresentano noi e noi siamo pieni di dolore per le donne che hanno perso la vita a Barletta.
Da questi deputati noi non abbiamo sentito una parola di cordoglio nei confronti di queste vittime. Non abbiamo sentito da parte di nessuno di loro una analisi sul problema del lavoro in nero e degli incidenti sul lavoro.
Io sono indignata!
Ma non solo. Sono anche stanca, stanca di questa mancanza di moralità che imperversa in parlamento e che trova la sua massima rappresentazione nel capo del governo.
Ancora oggi noi donne abbiamo dovuto sentirci mercificate in una battuta, come se il mondo girasse intorno alla bellezza, ai rapporti sessuali. Come se noi donne non fossimo altro che questo, mere figure di attrazione su cui puntare un nome di partito.
Sono stanca ma non solo. Sono esasperata e come me credo altre donne che non ce la fanno più a dover subire il degrado morale del parlamento che si irradia di conseguenza in tutta la società.
E’ tempo di far cessare tutto questo.
Ci metta una parola anche Lei, se possibile anche più di una.
Io da parte mia non ci sto più a tacere. Alzerò la voce come l’onorevole Cordurelli, alla quale vorrei esprimere la mia solidarieta’ come donna e come lavoratrice e non accetterò che nessun uomo si ponga nei miei confronti con certi toni.
Non lo accetto sulla mia persona, non lo accetto su nessuna donna.
La ringrazio per avermi dedicato il suo tempo, spero di essere riuscita a trasmetterle tutto il mio disagio.
Io amo il mio paese, non ce la faccio più come tanti altri a vederlo ridotto così.
Marta Proserpio

mercoledì 5 ottobre 2011

#2eurox10leggi


#2eurox10leggi è il farsi concreto dei pensieri, degli scambi, della voglia di cambiare, della voglia di ribaltare di tantissime donne italiane, ma anche di tanti uomini. l’idea è semplice: se ventimila persone offrono due euro a testa, si compra una pagina del Corriere della Sera e si pubblicano le 10 proposte di legge che le donne italiane, inderogabilmente, vorrebbero veder realizzate.
Le donne che hanno un’idea hanno anche l’energia e la voglia di realizzarla. Se ne parla per qualche giorno e ci si organizza. Da oggi esiste il sito, entro pochi giorni partirà la raccolta fondi. Non tutti fanno Della Valle di cognome, quindi ognuno mette il suo piccolo contributo. Il contributo può essere dato ancohe sulle proposte di legge, che già sono il risultato di mesi di discussioni e confronti.
Ovvio che noi ci si aderisca con entusiasmo e si promuova l’iniziativa: un segnale forte, la voce della rivoluzione silenziosa che si comincia ad alzare. Non è vero che in Italia difficilmente puà cambiare qualcosa, specialmente in politica e le iniziative (come questa o come quelle degli ultimi mesi) lo dimostrano. Mi permetto di citare a mia volta la frase che apre il sito di #2eurox10leggi: “Quando una donna fa politica, cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica, cambia la politica”. Michelle Bachelet.

Fonte: http://lapillolarossadigrimilde.wordpress.com/2011/10/04/2eurox10leggi/

martedì 4 ottobre 2011

Precarie sepolte vive. SIAMO TUTTE IN LUTTO

Rabbia a post unificato. Da Meno&Pausa: i loro nomi, Tina Ceci, 37 anni. Matilde Doronzo, 32. Giovanna Sardaro, 30 anni. Antonella Zaza, 36. E Maria Cinquepalmi, 14 anni. Queste sono le donne morte nella strage annunciata. Le adulte lavoravano in nero per 4 euro l’ora.
>>>^^^<<<
Noi per esempio stragi del genere le inseriremmo nella lista dei femminicidi perché sono crimini nei confronti di lavoratrici deboli e ricattabili che in quanto tali accettano di stare nascoste negli scantinati perché non si sappia quante sono e cosa stanno facendo.
Ce l’avevano un contratto regolare? Quelle che sono morte ammazzate, dico. Ce l’avevano o no? I parenti ci dicono di no e ci dicono che lavoravano in nero per 4 schifosissime euro l’ora. Quella ditta ce l’aveva il permesso per stare in quella stamberga? Non sarebbe obbligatorio per i luoghi di lavoro averci una serie di norme per la sicurezza da rispettare? E se ci fosse stato un incendio? Come potevano uscire quelle povere anime da là sotto? Quanti anni avevano? Erano in quell’età che ti costringe a stare fuori dal mercato del lavoro, destinate nei sotterranei per arrivare a morte certa? Lo capite o no che tra quelle donne poteva starci chiunque tra noi? Chiunque tra le tante precarie che combattono ogni giorno in Italia?
Intrappolate come topi e non servono le parole di commiato e tutta l’indignazione che si può spendere adesso perché in Italia c’è un sommerso di lavoro infame che recupera persone ricattabili e le tratta da bestie.
A prescindere da tutto, dall’illogica capacità di certi enti di ignorare le segnalazioni per non farsi carico di cose che costano responsabilità, come già fu per la casa dello studente dell’Aquila o per la scuola elementare delle marche, com’è per mille luoghi strutturalmente fragili che pure ci abitiamo e lavoriamo, a parte tutto questo, dico, c’è il fatto che a morire sono sempre gli ultimi e le ultime.
Ne sono morte cinque, infine, e noi speravamo di no, invece, e ci dispiace che sui giornali si taccia sulle dipendenti e si sottolinei in mille modi che a morire c’era pure la figlia quattordicenne dei titolari che era passata a trovarli, ché forse la pietà può fermare i pensieri, le critiche e le riflessioni? Ci spiace, moltissimo, e comprendiamo e rispettiamo il dolore, ci spiace davvero, come ci è dispiaciuto per il figlio del sindaco del paese in cui crollò la scuola elementare ma averci un figlio tra le vittime non ci esonera dalle responsabilità, anzi le amplifica e ce le ributta sotto il naso ché non ci sono giustificazioni per cose del genere. E quella responsabilità va sicuramente ripartita e bisogna parlarne se non si vuole che accada ancora.
Ci sono quelli che per spuntarla con le tasse e tutto il resto e per guadagnare sul lavoro altrui aprono una ditta in un sotterraneo e poi prendono personale in nero e poi ci sono quelli che saltano controlli e quelli che sfruttano l’indotto per subappaltare lavori e mi ricordo dei racconti di Saviano in Gomorra mentre diceva di quelle persone che stavano nascoste a cucire gli abiti della grandi marche italiane per pochi euri l’uno. Abiti che poi li rivedevi nelle sfilate per gli oscar indossati dalle grandi attrici.
Non servono le parole di commiato, serve strappare le donne dalle condizioni di ricattabilità. Le donne e gli immigrati che sono l’altra grandissima categoria debole. Questi sono crimini che vanno addebitati a chi ha organizzato il lavoro in quel modo e a chi continua a pensare una organizzazione sociale che rimanda le donne negli scantinati e in luoghi pericolosi e bui dai quali è impossibile uscire in caso di “tragedia annunciata” come questa.
Queste giornate sono da ricordare, come il primo maggio o l’otto marzo, come tutte quelle giornate di resistenza attiva in cui ci sono persone, donne, cadute sul campo di battaglia mentre tentavano di racimolare qualcosa per portare il pane in casa.
La precarietà uccide. L’irresponsabilità idem. Ed è ora che tutti si assumano le proprie responsabilità. Vogliamo i nomi delle donne che sono morte ammazzate. Vogliamo le loro facce, le loro storie, vogliamo ricordarle e sapere chi erano e perché erano costrette a stare in quel posto terribile. Vogliamo toccarlo con mano il dolore e lasciarci ferire perché siamo già ferite e non ne possiamo più di vedere le donne morire una dopo l’altra, per un motivo o per un altro.
Buonanotte sorelle. Fate un buon sonno e riposate finalmente. Assieme ai vostri cari ci siamo anche noi a piangervi e ci rincontreremo un giorno, nel paradiso delle precarie resistenti che hanno lottato fino all’ultimo e che sono morte lottando per la propria sopravvivenza. Noi verremo a manifestare e ad abbattere muri. Senz’altro porteremo uno striscione con i vostri nomi e vi abbracciamo, una ad una. Tutte.

FONTE: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/10/04/donne-precarie-murate-vive/

You start the Girl Effect! Blogging Campaign

 Aderite a questa bellissima campagna! A voi ogni commento e decisione dopo aver visto questo video:


Per le/gli interessate/i, l’intera settimana sarà dedicata a questa campagna eccovi anche i link con il pdf della campagna, le istruzioni per partecipare, la pagina in cui verrà inserito il vostro articolo.

http://www.girleffect.org/question

http://www.taramohr.com/girleffectposts/ 

lunedì 3 ottobre 2011

La “Marche des salopes” a Parigi: non c’est non!



Pubblicato da giulia il 2 ottobre 2011

La mentalità sessista è dura a morire, lo sappiamo bene. Quando si inizia a ragionare e discutere su come era vestita la vittima di uno stupro ecco, il limite è già stato valicato. E’ già troppo tardi, perché l’importanza del tema trattato viene abbassata e spostata su di un altro livello, che nulla ha a che vedere con il fatto accaduto e che insinua accuse meschine e ingiuste.
Sessismo, culture patriarcali e maschiliste, e tolleranza dello stupro sono tradizioni complementari che vogliono la donna, peccatrice per antica tradizione, motivo scatenante dell’aggressione subita. Spesso le religioni avvallano queste tradizioni anti-culturali. E da questo filone di pensiero nasce, rispetto ai casi di stupro,  un capovolgimento pericoloso, ignobile  e inaccettabile: la colpa della violenza ricade sulla vittima, descritta come consenziente o, peggio ancora, come causa dell’accaduto.
Quante volte abbiamo sentito dire la fatidica frase: “se l’è cercata!”? E cosa ci fa pensare che una donna sia colpevole della violenza subita? Una gonna corta? Un paio di tacchi? Il trucco vistoso? O l’essere in metropolitana dopo la mezzanotte ?
Perché infondo la questione della vergogna davanti alla società, presume l’assunzione di colpa e la consapevolezza della gravità dell’argomento: chi si deve vergognare dinanzi alla società, l’aggressore (termine di cui curiosamente non esiste il femminile) o la vittima?
Quali le colpe, come distribuirle? Come convincere le donne vittime di violenza, la maggior parte avvenute fra le mura domestiche, a parlare, a rompere il silenzio, a denunciare e difendersi dall’aggressore se la nostra società giudica, in base all’abbigliamento, all’orario e al luogo in cui lo stupro è avvenuto?
Queste sono le riflessioni sottolineate dallo Slut Walk che ieri per la seconda volta in un anno ha avuto luogo a Parigi. Questi i concetti base da cui nascono gli slogan che vengono urlati per le strade delle città dai cortei non solo al femminile. Il termine Slut allude alla deriva moralistica di termini come zoccola, sgualdrina, mignotta o sporcacciona, spesso utilizzati per infamare donne abbigliate in un modo ritenuto troppo sexy o vistoso. Non è un’allusione alla professione di prostituta.
Ovviamente ieri allo SlutWalk ci sono andata anche io; ci sono andata perché volevo assolutamente esserci, e anche perché volevo portarvi con me, dare la possibilità anche a voi di ragionare sul senso   di questa manifestazione che in Italia non ha ancora visto la luce (perché poi?)e che secondo me invece avrebbe ben ragione di essere organizzata.
Come saprete, magari ricordate il post di Faby e quello di Mary,  lo Slut Walk è un fenomeno diffusosi a macchia d’olio in molti paesi del mondo. Ieri a Parigi eravamo soltanto un centinaio di persone (uomini e donne), ma la manifestazione è riuscita perfettamente nel suo intento dimostrativo e di sensibilizzazione. Spesso le manifestazioni non si fanno perché si teme di non raggiungere la quantità necessaria di adesioni. Ieri ho constatato come urlare e marciare in gruppo per le strade di Parigi ci abbia permesso di dare materiale informativo e sensibilizzare tutti coloro che, turisti e non, si sono avvicinati al corteo. Inoltre, urlare a grande voce i propri pensieri, farlo in gruppo, condividere una lotta e farlo manifestatamente fa bene anche e soprattutto a chi è abituato a fomentare rivoluzioni prevalentemente dalla tastiera di un portatile. Metterci la faccia spesso fa la differenza.
Due gli episodi che mi hanno colpita, ve li racconto soprattutto perché sono antitetici.
Un ragazzo davanti al Pantheon ha chiesto ad una fotografa e blogger che stava documentando il corteo di fargli una foto in mezzo ad alcune ragazze della manifestazione. Istintivamente abbiamo credo pensato entrambe (io ero lì accanto) che volesse dimostrarsi solidale come uomo alla nostra causa, invece pronto per essere fotografato ha assunto la tipica posa da ragazzo cretino che ride perché in mezzo a belle donne svestite e vistose. Gli abbiamo chiesto se avesse capito il senso della nostra manifestazione, lui ha risposto in inglese, ridendo divertito e fiero della sua foto: “ma certo, siete tutte prostitute no?”.  Dopo aver deglutito a sangue freddo abbiamo iniziato a parlare con questo ragazzo, mentre una ragazza ci registrava credo in quanto collaboratrice di una radio. Il ragazzo, un russo a Parigi per turismo, una volta aver ascoltato la nostra spiegazione seria e accorata ha detto che in Russia le donne che si vestono così, troppo sexy, secondo i russi hanno qualcosa che non va nel cervello. Eppure quando credeva che queste ragazze fossero delle prostitute la cosa non sembrava turbarlo, anzi, era fiero come un gallo nel pollaio.
Secondo episodio: alla fine della manifestazione abbiamo lasciato volare in cielo dei palloncini rossi a forma di cuore, in segno di ricordo delle vittime di stupro nel mondo. Mi si è avvicinata una signora, Lenore, aveva l’aria concitata, chiedendomi se parlo inglese. Mi ha quasi abbracciata nel gridarmi che veniva da Toronto e che lo Slut Walk è nato lì, nella sua città. Ne era molto fiera ed era impazzita dalla gioia per essere incappata nel corteo assolutamente per caso (anche lei era a Parigi per turismo). Ci siamo fatte fotografare insieme ad uno dei cartelli-slogan della marcia,  e a fotografarci c’erano il mio ragazzo (Tommaso, che ha marciato insieme a me) e suo marito. Entrambi sorridenti e divertiti. E’ stato bello vedere la fierezza di questa donna adulta, ma è stata anche un’occasione preziosa poter ascoltare la sua testimonianza di come e perché in Canada si è scatenata e diffusa la marcia.
io e Lenore, da Toronto (Canada)
Gaëlle Hym, organizzatrice dello Slutwalk Paris
Certo, bisogna essere realisti: c’è ancora molto da fare, e qui in Francia si respira il peso delle conseguenze del caso di Dominique Strauss Kahn, che crea confusione nell’opinione pubblica francese, leggete qui , e della causa intentata sempre nei confronti di DSK da Tristane Banon.
Tuttavia, anche se la strada è ancora lunga, gridare “non c’est non” è stato liberatorio, importante, come è importante difendere le vittime di stupro soprattutto quando diventano a loro volta vittime di colpevolizzazioni inaccettabili.
Ne dites pas aux femmes comment s’habiller! Dites aux prédateurs de ne pas violer!/
Non dite alle donne come vestirsi, dite agli aggressori di non violentare.

E in Italia, Slut Walk, quando?  Secondo me urge!

Fonte: http://comunicazionedigenere.wordpress.com 

venerdì 30 settembre 2011

NO Legge Bavaglio: contro il comma ammazza blog!


Valigia Blu contro il comma ammazza blog. Un post a reti unificate. E ci siamo anche noi, naturalmente. Se neppure i blog hanno diritto di esistere… Buona lettura e buona lotta!
>>>^^^<<<
Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.
Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
QUI l’articolo completo

Fonte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/09/29/noleggebavaglio-contro-il-comma-ammazza-blog/ 

mercoledì 28 settembre 2011

Donne e web, aspettando Internazionale

di Francesca Sanzo
28 settembre 2011 


 

Sabato 1 ottobre alle 11 sarò al Liceo Ariosto di Ferrara – nell’ambito del Festival di Internazionale – con Loredana Lipperini e Giovanna Cosenza per un dialogo con gli studenti. “Sguardo diverso sulla donna” il titolo dell’evento.

L’incontro, aperto a tutti, sarà fortemente interattivo e gli studenti hanno preparato per noi molte domande.

Io non sono una scrittrice e se sono a un incontro letterario su questi temi è per Donne Pensanti, il progetto/associazione a cui ho contribuito a dare vita e che parte dal presupposto che la Rete è una risorsa fondamentale per fare cittadinanza attiva e contrastare gli stereotipi di genere.
Contemporaneamente all’evento a cui partecipo io, nel programma del Festival ce n’è un altro a cui sarei andata molto volentieri e il cui titolo mi ha spinto ad alcune riflessioni: “L’illusione del web. I limiti dell’attivismo online con Evgeny Morozov e Luca Sofri.

Secondo Morozov non è vero che le rivolte di piazza a Teheran, a Tunisi e al Cairo non ci sarebbero state senza internet e anzi, l’entusiasmo mediatico secondo cui twitter e facebook sono stati fondamentali è molto pericoloso perché porta a sottovalutare le vere ragioni dei cambiamenti sociali.  Il giornalista è convinto che la Rete sia soprattutto lo strumento con cui i regimi totalitari possono mantenere il controllo e il potere, attraverso l’analisi dei dati che i cittadini mettono on line ogni giorno.

Nel preparare il mio intervento ferrarese, ho cercato di non prescindere da queste posizioni e ho provato a chiedermi che cosa sta facendo la Rete per la causa del ruolo della donna in Italia.

Partecipo quotidianamente a numerose discussioni on line, faccio rete con altre persone e associazioni che  - come noi di Donne Pensanti – sentono l’urgenza di promuovere modelli non stereotipati di femminile e invocano una rivoluzione culturale che parta da ogni singolo cittadino.

Organizziamo eventi, Bar Camp, dialoghiamo con i marchi pubblicitari che propongono spot svilenti e stereotipati, ci confrontiamo, raccontiamo e cerchiamo di sensibilizzare una larga fetta dell’opinione pubblica perché una diversa rappresentazione della donna in politica, nel mercato del lavoro e sui media venga inserita nell’agenda del nostro Paese come questione che ci riguarda tutti e da cui una democrazia matura non può prescindere.

Eppure la Rete nasconde anche delle insidie. La rete si basa sui legami deboli e il rischio che l’attivismo rimanga una pratica “a sforzo zero” è elevatissimo: ci vuole un attimo a cliccare “mi piace” su un contenuto che condividiamo, su una causa che vogliamo fare nostra, ma poi?

Dopo esserci liberati la coscienza, il nostro impegno si esaurisce in una veloce pressione sul mouse.

La community di Donne Pensanti è nata con il presupposto di essere semplicemente un luogo digitale dove concordare azioni sul territorio: volantinaggio, eventi locali in luoghi non convenzionali, gruppi di riflessione. Non è mai stato molto facile. Ogni progetto si è scontrato (e spesso abbiamo dovuto riconfigurarlo e semplificarlo) con la grandissima quantità di proposte operative, spesso meravigliose, che però chiedevano ad altri di essere portate a termine.  I legami deboli della Rete si rompevano dove necessitava l’incontro fisico, l’impegno di tempo, lontano dallo schermo di un computer.

Non sempre. In molti casi siamo riusciti ad annodare fili, tessere reti e creare legami che il territorio o la costanza hanno aiutato a diventare forti e fattivi. Il consiglio direttivo dell’associazione – nata dal progetto – si è costituito on line e ora siamo 7 amici che collaborano volontariamente a un obiettivo comune, ognuno mettendo moltissime energie.

Abbiamo creato partnership con altre associazioni e blogger e nel tempo la dispersione di energie della Rete è stata “domata” a favore di un obiettivo comune:  fare massa critica con le realtà che sul territorio si occupano di questi temi, creando un ecosistema fatto di pluralità, ma che sappia sviluppare anticorpi comuni e consolidarsi come movimento.

E se da un lato la Rete può essere dispersione, certamente “controllo”, facilmente abbaglio, anche quando i presupposti di partenza sono forti e chiari, anche quando siamo consapevoli della nostra volontà di voler essere cittadini attivi, dall’altro è una risorsa indispensabile.

Giornalismo dei cittadini, passaparola virale e capacità di creare legami con persone molto lontane da noi sono valori aggiunti, ma solo se siamo consapevoli che ogni medaglia ha anche il suo risvolto, che non è sul divano o davanti al computer che si fanno i cambiamenti e che la tentazione di demandare la nostra responsabilità civile al leader è sempre in agguato, sia che si tratti di un politico o ricco imprenditore, sia che lo si chiami Community Manager o blogger.

La rete sta contribuendo ad amplificare le battaglie di un movimento variegato e molteplice, fatto di voci e istanze diverse e sta facendo emergere le narrazioni delle donne normalmente taciute dai media tradizionali: ma questa è soprattutto informazione e coordinamento.

In piazza ci vanno le persone. Gli eventi, le manifestazioni, lo spirito critico lo costruiscono le persone.

Dal 2008 circa, quando un fermento vivo e plurale ha ripreso forza, i movimenti a favore delle donne in Italia si sono moltiplicati. Inizialmente eravamo voci sparse sul web. Abbiamo cominciato a parlare tra di noi, a incontrarci prima su facebook e poi nelle strade, nelle piazze, nelle osterie. Abbiamo portato in giro cartelli, dopo averli scaricati e stampati dalla Rete e ci sono stati il 13 febbraio e sono nate manifestazioni spontanee ovunque, gruppi ovunque.

Se non ora quando non avrebbe avuto la forza che ha avuto se non ci fossero stati il supporto di Media tradizionali e la presenza di nomi importanti (giornaliste, registe, attrici), ma le piazze del 13 febbraio non sarebbero state tanto belle se tutti i movimenti precedenti a quello non avessero deciso, in maniera corale, di impegnarsi per l’obiettivo comune, accordandosi sul web, offrendo informazioni anche se non partivano dal proprio nodo.

Pubblicità che ammiccano al movimento, spesso in maniera strumentalizza e strumentalizzante, ce ne sono. Ne parlano le televisioni e i giornali.

Ci chiamano “Nuovo Femminismo”. Qualcuno ci etichetta. L’agenda politica non è ancora pronta (e come potrebbe?) a mettere all’ordine del giorno questioni pressanti come la tutela del lavoro per le donne, la promozione di modelli non svilenti e di una cultura del rispetto nei nostri confronti. La maternità è venerata ma non tutelata.

Ma noi ci siamo e il web serve a contarci e a farci sentire. Poi però bisogna infilare le scarpe, rimboccarsi le maniche e scendere in strada. E lo dovremmo fare tutti insieme: donne, uomini, vecchi, giovani, adulti.