domenica 30 ottobre 2011

L'esperienza del Fem Blog Camp di Torino

Non posso nascondere l'entusiasmo dopo l'esperienza che ieri abbiamo fatto al Fem Blog Camp di Torino! 
Penso che esperienze come questa dovrebbero essere fatte da tutte e tutti, è ciò che serve per alimentare le capacità e la voglia di fare, per conoscere persone creative ed intelligenti e soprattutto per studiare tutte/i insieme varie ed efficaci metodologie per influire in modo determinante al cambiamento culturale di questo paese!
Apre la giornata Mala Femmina con una grande rivelazione! Mala Femmina non è una persona, ma una collettività di persone che tra esperienze di vita vissuta e licenze letterarie hanno dato vita ad un esperimento, un progetto di lavoro sulla precarietà collegato alle nuove forme di comunicazione!
Le donne e gli uomini di Femminismo a sud hanno dato vita a workshop estremamente utili ed interessanti su come tutelarci nella difesa della privacy, l'autodifesa legale, come costruire blog, quali sono i limiti ed i vantaggi dei Social Network, come i e le giovani della fascia di età tra i 15 e 29 anni vivono il web e quali modalità attuare per coinvolgerli/e sui temi antisessisti.
Francesca Sanzo di Donne Pensanti e  Giorgia Vezzoli di Vita da Streghe hanno proposto "la creazione di una piattaforma condivisa tra tutte le nostre realtà di blog antisessisti per valorizzarle nelle loro differenze, componendo un mosaico composito e frastagliato, segnalando eventi e progetti." (Facciamo Rete? Una piattaforma per tutte)


Veramente illuminante la video-inchiesta sugli stereotipi di genere con i bambini delle scuole elementari di Alessandra Ghimenti di Ma il cielo è sempre più blu (sul suo blog è possibile vedere il trailer del video) e non posso non citare una sua riflessione che condivido appieno "[...] Vengo a sapere, da una ragazza di Massa, che Irene Biemmi, una ricercatrice dell’Università di Firenze, si sta occupando proprio di sessismo e stereotipi nei testi scolastici, e ha pubblicato recentemente un libro di percorsi didattici per l’educazione al genere. (La ragazza di Massa sono io :D)
C’è tanta collaborazione al FBC, interesse, fermento. E’ auto-organizzato, indipendente, auto-finanziato. Eppure funziona. Si organizzano i turni di guardia, di cucina, di pulizia. Ci sono i seminari e la connessione wifi, la merenda e l’attrezzatura tecnica. Tempo fa leggevo qualcuno che scriveva che la partecipazione delle donne alle manifestazioni assicura più ordine. Non è la partecipazione passiva, è l’organizzazione attiva. Quando le donne sono a capo delle strutture, le strutture funzionano meglio!
Piena di questo spirito di sorellanza m’incammino per il viaggio di ritorno.[...]" 


Per finire questa breve, ma intensa cronaca della giornata di ieri vi lascio con una frase, un passo di una canzone di lotta rivisitata appositamente per il FBC e conclusiva dell'intervento di Francesca e Giorgia:
 
Sebben che siamo blogger, 
paura non abbiamo 
abbiam delle belle penne 
e in Rete ci mettiamo!

Un ringraziamento particolare alle donne e uomini di Femminismo a sud e Sguardi Sui Generis e a tutti i gruppi torinesi e non solo che si sono attivati in modo assolutamente volontario! E' grazie a loro che è stato possibile realizzare il FBC e quindi partecipare a questo significativo, importante e creativo momento di incontro tra tutte quelle realtà che fanno femminismo ed antisessismo in rete e nella vita.


I.T.

venerdì 28 ottobre 2011

Il Colpo di Coda del Patriarcato che Coinvolge le Donne

by on • 23:52
Oggi 28 ottobre comincia il Feminist Blog Camp a Torino, qui il programma.
Io parlerò sabato raccontando l’esperienza del Corpo delle Donne in Italia, all’estero e soprattutto nelle scuole. Cesare Cantù farà un workshop di montaggio video.
Sono curiosa, non ho aspettative di alcun tipo, molta voglia di capire e conoscere. Mi intrigano i rapporti intergenerazionali credo che una  futura possibile coesione sociale partirà proprio da l’incontro di diverse generazioni. Mi coinvolge assai esplorare territori nuovi, e a Torino ce ne saranno molti. Ho voglia di conoscere da vicino le donne di femminismoasud, frequentare workshop così” poco italiani”, le musiciste che suoneranno la notte. Ci saranno anche le nostre corrispondenti Livia da Berlino e Giulia da Parigi e molte altre ragazze/donne dall’estero: non male un po’ di aria internazionale.  Vedremo.
Ne ho in giro qua e là di donne con cui mi relaziono volentieri. Ma sono sconcertata e mi interrogo sul perchè stenti a nascere una rete di relazioni virtuose tra donne, non un movimento, bensì una rete invisibile, sotterranea che unisca i nostri personalissimi tentativi e progetti di miglioramento.
Qualche giorno fa si è tenuto il Congresso UDI che, mi raccontano, ha avuto risvolti dolorosi e cattivi fino alle dimissioni, spero non definitive, della Presidente Pina Nuzzo.
Leggo sul blog donnepensanti di un’ennesima difficoltà di relazione tra le giovani blogger e il movimento senonoraquando che sembra avere grande difficoltà a compiere un gesto semplicissimo e foriero di possibili grandi e positive conseguenze: dire GRAZIE. GRAZIE a tutte le donne e a tutte le associazioni che hanno permesso a senonoraquando di esistere. Dire GRAZIE riconoscendo che senza il lavoro di innalzamento del livello di consapevolezza portato avanti per anni da molte valorosissime donne, nessuna manifestazione oceanica sarebbe stata possibile. Un GRAZIE che potrebbe cambiare tutto, perchè non pronunciarlo?
Durante le elezioni di maggio a Milano, parecchie donne concentravano molta più energia nell’ostacolare una possibile candidata donna, che nell’agevolarla. Perchè?
Perchè mi chiedo da tempo.
Un’epoca di transizione come quella attuale, con il patriarcato millenario alle spalle e un futuro tutto da inventare davanti ma dove è ormai chiaro che le donne giocheranno un ruolo fondamentale, provoca ansia in molti uomini, comprensibilmente. Non tutti sono contrari a questo cambiamento, anzi. Ma il cambio di ruolo provoca sconcerti in moltissimi. Il colpa di coda attuale del patriarcato è provocato da questa “paura di non sapere”.
ECCO, IO CREDO CHE QUESTA PAURA NON COINVOLGA SOLO GLI UOMINI MA ANCHE MOLTE DONNE.
Tutte quelle donne che hanno interpretato l’emancipazione come un adesione al modello maschile e che ora sentono e provano la stessa ansia provata dagli uomini: cosa accadrà con la fine del patriarcato? Una fine che non coinvolgerà banalmente solo gli uomini, meglio alcuni uomini, bensì un modello maschile di interpretare il mondo che è proprio anche di tante donne.
E dunque il colpo di coda di questo patriarcato che non vuole morire sta forse alla radice di questa rabbia, stizza, incapacità di com-prendere che circola oggi in Italia tra le donne e impedisce di librarsi, volare alto, essere capaci di gesti alti e definitivi. Accanimento furioso su riti maschili obsoleti: ho visto signore battersi come iene con metodi da vecchio polveroso maschilismo per un assessorato comunale di pochissimo valore, altre organizzare movimenti con modalità da vecchio pd.
Paura che immobilizza e rende furiose, terrore di lasciarsi invadere da una nuova consapevolezza di cui non conosciamo molto per averla tenuta sepolta da millenni, ma che ora è pronta a manifestarsi: lasciamoci sorpendere, mi verrebbe da dire.
Credo che solo facendo posto al nuovo che non conosciamo saremo in grado di accogliere  ciò che ci spetta. Ricalcando modelli ammuffiti gia percorsi da altri, come vediamo, non sta portando alcun frutto.
Lasciamoci dunque soprendere dal nostro personalissimo modo, che potrebbe condurci  a risultati davvero sorprendenti.

Fonte: Lorella Zanardo da Il corpo delle donne

sabato 22 ottobre 2011

Della stampa e di altri demoni!

Eccoci! Mi sento in dovere di buttare giù alcune considerazioni sulla giornata di ieri...eccezionale! L'aver conosciuto personalmente Sonia ed Enza mi ha reso una persona migliore! Avete presente... perchè spero capiti o sia già capitato anche a voi... quella sensazione di crescita, di pienezza, di sorellanza che solo certe donne riescono a trasmettere?
Devo anche ringraziare tutte e tutti i partecipanti alla presentazione del libro "PAS: Presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale" che hanno decisamente contribuito alla positività dell'atmosfera ed hanno reso la giornata ancor più calda ed interessante. Non ultime Frida e Francesca (e la sua straordinaria famiglia) e Paola (donna magica, che ha contribuito alle mie prime vere ed importanti scelte di vita), donne, sorelle straordinarie...ce ne vorrebbero!
Un pensiero non può che andare anche a tutte le mie compagne ed amiche SNOQers presenti (sempre!), attive, importanti, con cui sto percorrendo un cammino pieno di insidie e perplessità, ma anche di speranze, voglia di fare e di cambiare per un mondo migliore!
Ed ecco che, dopo aver sottolineato le cose più importanti, mi sento di denunciare una nota estremamente dolente....ovvero il comportamento indecente della nostra stampa locale!
Che significa, direte voi? Partirò da un pò lontano! Dopo i primissimi momenti caldi del post 13 febbraio dove fu inevitabile l'attenzione dei mass media, in tutta Italia si parlava del nuovo movimento delle donne,  man mano l'attenzione è sempre più scemata, ma questo è fisiologico, normale! Poi è stata la volta di azioni spettacolari che abbiamo organizzato sul territorio, come flash mob molto teatrali, che quindi non potevano passare inosservati! Ad un certo punto si è passate ad azioni meno appariscenti, più di sostanza e di contenuto e più si è andate in quella direzione e meno la stampa ha mostrato interesse, fino ad arrivare all'ignorare completamente comunicati di iniziative notevoli, come ad esempio la riunione dei comitati SNOQ della Regione Toscana da cui è stata sancita la RETE regionale ed una convocazione per una conferenza stampa a mio parere (e per fortuna non solo mio!) importante.
Perchè ignorare, in favore del nulla, una conferenza finalizzata al pubblicizzare e al rendere partecipi tutti e tutte i cittadini e le cittadine di un evento importante come quello di ieri? Non è forse degno di nota, per una città in cui si fa sempre meno cultura, l'arrivo di una psicoterapeuta argentina (ma di genitori originari di Massa) che attualmente vive e lavora in Spagna per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne? Non è forse un problema di rilevanza quello della violenza nei confronti delle donne e dei minori nel nostro paese e purtroppo anche nel nostro piccolo territorio, dove ancora troppa omertà e mancanza di supporti e servizi favorisce questi abusi? Non è degno di nota parlare di un disegno di legge (il 957/2008) ad oggi in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, peggiorativo di una legge già opinabile quale quella sull'affido condiviso? Che per la stampa non ci siano nella nostra provincia madri e padri divorziati ed in difficoltà?
Ma forse sono io l'illusa, quella che spera continuamente che certi argomenti risultino più importanti agli occhi della stampa e dei/lle cittadini/e di una bega di partito, piuttosto che di una sagra o di chi si sposa a Massa(???).
Anche vero che non mi dovrei aspettare granchè dato l'atteggiamento di testate giornalistiche nazionali sempre più pronte al sensazionalismo, all'informazione scorretta e manipolata...come favorire il voyerismo alla Porta a Porta a discapito di tragedie legate al lavoro nero e dell'approfondirne i contenuti ed i perchè!!!!
 
"Doveri. Responsabilità del giornalista
Il giornalista è responsabile del proprio lavoro verso i cittadini e deve favorire il loro dialogo con gli organi d'informazione. E si impegna a creare strumenti idonei (garanti dei lettori, pagine per i lettori, spazi per repliche, ecc.) e dando la massima diffusione alla loro attività...."


 E con questo passo e chiudo, felice comunque di come siamo riuscite, nonostante tutto, a realizzare la giornata di ieri, estremamente partecipata e sentita (e da donne e uomini di tutte le età).
Perchè non c'è dubbio che il web sia un potentissimo strumento di diffusione e meno male!

I.T.

domenica 16 ottobre 2011

VENERDÌ 21 OTTOBRE 2011 ORE 17.00 Presentazione del libro "Pas: presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale" di Sonia Vaccaro e Consuleo Barea presso la Biblioteca Civica di Massa-Sala della Linea Gotica

L'Associazione A.R.PA. (Associazione Raggiungimento Parità) ed il Comitato Se non ora quando della città di Massa, in collaborazione con il Comitato 13 febbraio di Pisa e Femminismo a Sud invita tutte e tutti a partecipare alla presentazione di questo interessante libro che affronta un argomento di importanza enorme, una bugia colossale che vuole cambiare i connotati dell'affido dei figli in caso di divorzio! Ecco la traduzione della presentazione del libro:
" La “pretesa sindrome di alienazione parentale”, così come l’ha denominata l’Associazione di Psicologia Americana (APA), “PAS” per la sua sigla, e l’ideologia che la sostiene, è un costrutto pseudo-scientifico che è stato utilizzato, sin dalla sua creazione negli USA nel 1985, in ambito gudiziario e nelle cause di divorzio nelle quali si disputa l’affidamento dei figli, generando situazioni di alto rischio per i bambini e provocando una involuzione nei diritti umani delle bambine e bambini e delle madri che vogliono proteggerli.

L’effetto intimidatorio che produce la sua sola menzione nella giustizia, fa sì che alcuni professionisti, spinti solo dalla voglia di guadagno, la utilizzino abitualmente nei casi conflittuali di divorzio. Questo attributo della “PAS” la converte in uno strumento “ad hoc” che oltretutto nasconde l’incesto e la violenza di genero preesistenti. La comparsa del “PAS” in qualsiasi conflitto gudiziario riduce tutto all’alienazione paterna e trasforma automaticamente le vittime in carnefici.

In questo libro le autrici presentano, attraverso una esaustiva indagine, l’autentica realtà di questa infondata sindrome, carente di ogni base scientifica, rifiutata attualmente negli USA. Desiderano con esso formare ed informare i professionisti del diritto, la salute mentale e i servizi sociali che vogliano portare a termine una buona prassi nel campo del divorzio e dell’affidamento e apportare argomenti, di conoscenza e razionalità, che permettano di restituire alle vittime la credibilità delle proprie legittime lamentele sul genitore abusante e negligente.

L’obiettivo finale di questo libro è proteggere le bambine e bambini, vittime innocenti dell’applicazione di questa supposta sindrome, della “terapia della minaccia”, coazione che propongono coloro che la applicano come unico “trattamento” valido."

ore 17.00
Introduce Enza Panebianco di Femminismo a Sud

ore 17.30 Presenta il libro l'autrice Sonia Vaccaro psicologa e clinica specializzata in violenza di genere. Lavora da più di venti anni sui temi relazionati alla violenza basata sul genere: nella prevenzione, assistenza alle vittime, formazione di professionisti e supervisione di casi clinici. In Argentina è stata membro del Gruppo di Indagine Interdisciplinare sulla violenza domestica della direzione nazionale di politica criminale. Attualmente vive e lavora in Spagna per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne.

ore 18.10 Domande dal pubblico

ore 18.30 Conclude Frida Alberti dell' Associazione A.R.PA.

Sarà presente anche la traduttrice del libro Francesca D'Antonio

Per saperne di più:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/09/13/un-libro-sulla-sap-o-pas-la-presunta-sindrome-di-alienazione-parentale/

www.soniavaccaro.com

lunedì 10 ottobre 2011

SIAMO TUTTE OPERAIE DI BARLETTA

I Comitati SNOQ di Massa, Firenze, Pisa, Prato, Siena e Pistoia
scenderanno in piazza giovedì 13 con una fiaccolata in memoria della
tragedia che ha visto la morte di 5 giovani donne sfruttate!

I loro nomi, Tina Ceci, 37 anni. Matilde Doronzo, 32. Giovanna
Sardaro, 30 anni. Antonella Zaza, 36. E Maria Cinquepalmi, 14 anni.
Queste sono le donne morte nella strage annunciata. Le adulte
lavoravano in nero per 4 euro l’ora.
"Non servono le parole di commiato, serve strappare le donne dalle
condizioni di ricattabilità. Le donne e gli immigrati che sono l’altra
grandissima categoria debole. Questi sono crimini che vanno addebitati
a chi ha organizzato il lavoro in quel modo e a chi continua a pensare
una organizzazione sociale che rimanda le donne negli scantinati e in
luoghi pericolosi e bui dai quali è impossibile uscire in caso di
“tragedia annunciata” come questa."
SCENDIAMO IN PIAZZA MUNITE/I DI CANDELE O QUANT'ALTRO POSSA FARE LUCE E URLIAMO IL DOLORE ED IL DISSENSO PER UN PAESE DOVE NEANCHE I DIRITTI FONDAMENTALI, QUELLI UMANI, VENGONO RISPETTATI!

Evento su FB: https://www.facebook.com/event.php?eid=196604677078545

giovedì 6 ottobre 2011

INCONCEPIBILE SILENZIO E VERGOGNOSA INDIFFERENZA

Al Presidente della Repubblica Italiana

Egregio Presidente
Sono una donna e sono indignata.
Oggi ho raschiato il barile della stanchezza morale.
Non credo sia possibile che in Parlamento, luogo preposto alla decisione della vita degli Italiani, una parlamentare venga fatta oggetto di certe frasi sessiste e di una volgarità allucinante.
Non lo reputo tollerabile nella vita di tutti i giorni, si figuri in parlamento.
Non reputo nemmeno tollerabile che in una giornata così carica di dolore, come quella che Lei ha ricordato con commoventi parole oggi, i deputati al governo non abbiano il minimo senso del pudore e passino il tempo a raccontarsi barzellette. Queste persone rappresentano noi e noi siamo pieni di dolore per le donne che hanno perso la vita a Barletta.
Da questi deputati noi non abbiamo sentito una parola di cordoglio nei confronti di queste vittime. Non abbiamo sentito da parte di nessuno di loro una analisi sul problema del lavoro in nero e degli incidenti sul lavoro.
Io sono indignata!
Ma non solo. Sono anche stanca, stanca di questa mancanza di moralità che imperversa in parlamento e che trova la sua massima rappresentazione nel capo del governo.
Ancora oggi noi donne abbiamo dovuto sentirci mercificate in una battuta, come se il mondo girasse intorno alla bellezza, ai rapporti sessuali. Come se noi donne non fossimo altro che questo, mere figure di attrazione su cui puntare un nome di partito.
Sono stanca ma non solo. Sono esasperata e come me credo altre donne che non ce la fanno più a dover subire il degrado morale del parlamento che si irradia di conseguenza in tutta la società.
E’ tempo di far cessare tutto questo.
Ci metta una parola anche Lei, se possibile anche più di una.
Io da parte mia non ci sto più a tacere. Alzerò la voce come l’onorevole Cordurelli, alla quale vorrei esprimere la mia solidarieta’ come donna e come lavoratrice e non accetterò che nessun uomo si ponga nei miei confronti con certi toni.
Non lo accetto sulla mia persona, non lo accetto su nessuna donna.
La ringrazio per avermi dedicato il suo tempo, spero di essere riuscita a trasmetterle tutto il mio disagio.
Io amo il mio paese, non ce la faccio più come tanti altri a vederlo ridotto così.
Marta Proserpio

mercoledì 5 ottobre 2011

#2eurox10leggi


#2eurox10leggi è il farsi concreto dei pensieri, degli scambi, della voglia di cambiare, della voglia di ribaltare di tantissime donne italiane, ma anche di tanti uomini. l’idea è semplice: se ventimila persone offrono due euro a testa, si compra una pagina del Corriere della Sera e si pubblicano le 10 proposte di legge che le donne italiane, inderogabilmente, vorrebbero veder realizzate.
Le donne che hanno un’idea hanno anche l’energia e la voglia di realizzarla. Se ne parla per qualche giorno e ci si organizza. Da oggi esiste il sito, entro pochi giorni partirà la raccolta fondi. Non tutti fanno Della Valle di cognome, quindi ognuno mette il suo piccolo contributo. Il contributo può essere dato ancohe sulle proposte di legge, che già sono il risultato di mesi di discussioni e confronti.
Ovvio che noi ci si aderisca con entusiasmo e si promuova l’iniziativa: un segnale forte, la voce della rivoluzione silenziosa che si comincia ad alzare. Non è vero che in Italia difficilmente puà cambiare qualcosa, specialmente in politica e le iniziative (come questa o come quelle degli ultimi mesi) lo dimostrano. Mi permetto di citare a mia volta la frase che apre il sito di #2eurox10leggi: “Quando una donna fa politica, cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica, cambia la politica”. Michelle Bachelet.

Fonte: http://lapillolarossadigrimilde.wordpress.com/2011/10/04/2eurox10leggi/

martedì 4 ottobre 2011

Precarie sepolte vive. SIAMO TUTTE IN LUTTO

Rabbia a post unificato. Da Meno&Pausa: i loro nomi, Tina Ceci, 37 anni. Matilde Doronzo, 32. Giovanna Sardaro, 30 anni. Antonella Zaza, 36. E Maria Cinquepalmi, 14 anni. Queste sono le donne morte nella strage annunciata. Le adulte lavoravano in nero per 4 euro l’ora.
>>>^^^<<<
Noi per esempio stragi del genere le inseriremmo nella lista dei femminicidi perché sono crimini nei confronti di lavoratrici deboli e ricattabili che in quanto tali accettano di stare nascoste negli scantinati perché non si sappia quante sono e cosa stanno facendo.
Ce l’avevano un contratto regolare? Quelle che sono morte ammazzate, dico. Ce l’avevano o no? I parenti ci dicono di no e ci dicono che lavoravano in nero per 4 schifosissime euro l’ora. Quella ditta ce l’aveva il permesso per stare in quella stamberga? Non sarebbe obbligatorio per i luoghi di lavoro averci una serie di norme per la sicurezza da rispettare? E se ci fosse stato un incendio? Come potevano uscire quelle povere anime da là sotto? Quanti anni avevano? Erano in quell’età che ti costringe a stare fuori dal mercato del lavoro, destinate nei sotterranei per arrivare a morte certa? Lo capite o no che tra quelle donne poteva starci chiunque tra noi? Chiunque tra le tante precarie che combattono ogni giorno in Italia?
Intrappolate come topi e non servono le parole di commiato e tutta l’indignazione che si può spendere adesso perché in Italia c’è un sommerso di lavoro infame che recupera persone ricattabili e le tratta da bestie.
A prescindere da tutto, dall’illogica capacità di certi enti di ignorare le segnalazioni per non farsi carico di cose che costano responsabilità, come già fu per la casa dello studente dell’Aquila o per la scuola elementare delle marche, com’è per mille luoghi strutturalmente fragili che pure ci abitiamo e lavoriamo, a parte tutto questo, dico, c’è il fatto che a morire sono sempre gli ultimi e le ultime.
Ne sono morte cinque, infine, e noi speravamo di no, invece, e ci dispiace che sui giornali si taccia sulle dipendenti e si sottolinei in mille modi che a morire c’era pure la figlia quattordicenne dei titolari che era passata a trovarli, ché forse la pietà può fermare i pensieri, le critiche e le riflessioni? Ci spiace, moltissimo, e comprendiamo e rispettiamo il dolore, ci spiace davvero, come ci è dispiaciuto per il figlio del sindaco del paese in cui crollò la scuola elementare ma averci un figlio tra le vittime non ci esonera dalle responsabilità, anzi le amplifica e ce le ributta sotto il naso ché non ci sono giustificazioni per cose del genere. E quella responsabilità va sicuramente ripartita e bisogna parlarne se non si vuole che accada ancora.
Ci sono quelli che per spuntarla con le tasse e tutto il resto e per guadagnare sul lavoro altrui aprono una ditta in un sotterraneo e poi prendono personale in nero e poi ci sono quelli che saltano controlli e quelli che sfruttano l’indotto per subappaltare lavori e mi ricordo dei racconti di Saviano in Gomorra mentre diceva di quelle persone che stavano nascoste a cucire gli abiti della grandi marche italiane per pochi euri l’uno. Abiti che poi li rivedevi nelle sfilate per gli oscar indossati dalle grandi attrici.
Non servono le parole di commiato, serve strappare le donne dalle condizioni di ricattabilità. Le donne e gli immigrati che sono l’altra grandissima categoria debole. Questi sono crimini che vanno addebitati a chi ha organizzato il lavoro in quel modo e a chi continua a pensare una organizzazione sociale che rimanda le donne negli scantinati e in luoghi pericolosi e bui dai quali è impossibile uscire in caso di “tragedia annunciata” come questa.
Queste giornate sono da ricordare, come il primo maggio o l’otto marzo, come tutte quelle giornate di resistenza attiva in cui ci sono persone, donne, cadute sul campo di battaglia mentre tentavano di racimolare qualcosa per portare il pane in casa.
La precarietà uccide. L’irresponsabilità idem. Ed è ora che tutti si assumano le proprie responsabilità. Vogliamo i nomi delle donne che sono morte ammazzate. Vogliamo le loro facce, le loro storie, vogliamo ricordarle e sapere chi erano e perché erano costrette a stare in quel posto terribile. Vogliamo toccarlo con mano il dolore e lasciarci ferire perché siamo già ferite e non ne possiamo più di vedere le donne morire una dopo l’altra, per un motivo o per un altro.
Buonanotte sorelle. Fate un buon sonno e riposate finalmente. Assieme ai vostri cari ci siamo anche noi a piangervi e ci rincontreremo un giorno, nel paradiso delle precarie resistenti che hanno lottato fino all’ultimo e che sono morte lottando per la propria sopravvivenza. Noi verremo a manifestare e ad abbattere muri. Senz’altro porteremo uno striscione con i vostri nomi e vi abbracciamo, una ad una. Tutte.

FONTE: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/10/04/donne-precarie-murate-vive/

You start the Girl Effect! Blogging Campaign

 Aderite a questa bellissima campagna! A voi ogni commento e decisione dopo aver visto questo video:


Per le/gli interessate/i, l’intera settimana sarà dedicata a questa campagna eccovi anche i link con il pdf della campagna, le istruzioni per partecipare, la pagina in cui verrà inserito il vostro articolo.

http://www.girleffect.org/question

http://www.taramohr.com/girleffectposts/ 

lunedì 3 ottobre 2011

La “Marche des salopes” a Parigi: non c’est non!



Pubblicato da giulia il 2 ottobre 2011

La mentalità sessista è dura a morire, lo sappiamo bene. Quando si inizia a ragionare e discutere su come era vestita la vittima di uno stupro ecco, il limite è già stato valicato. E’ già troppo tardi, perché l’importanza del tema trattato viene abbassata e spostata su di un altro livello, che nulla ha a che vedere con il fatto accaduto e che insinua accuse meschine e ingiuste.
Sessismo, culture patriarcali e maschiliste, e tolleranza dello stupro sono tradizioni complementari che vogliono la donna, peccatrice per antica tradizione, motivo scatenante dell’aggressione subita. Spesso le religioni avvallano queste tradizioni anti-culturali. E da questo filone di pensiero nasce, rispetto ai casi di stupro,  un capovolgimento pericoloso, ignobile  e inaccettabile: la colpa della violenza ricade sulla vittima, descritta come consenziente o, peggio ancora, come causa dell’accaduto.
Quante volte abbiamo sentito dire la fatidica frase: “se l’è cercata!”? E cosa ci fa pensare che una donna sia colpevole della violenza subita? Una gonna corta? Un paio di tacchi? Il trucco vistoso? O l’essere in metropolitana dopo la mezzanotte ?
Perché infondo la questione della vergogna davanti alla società, presume l’assunzione di colpa e la consapevolezza della gravità dell’argomento: chi si deve vergognare dinanzi alla società, l’aggressore (termine di cui curiosamente non esiste il femminile) o la vittima?
Quali le colpe, come distribuirle? Come convincere le donne vittime di violenza, la maggior parte avvenute fra le mura domestiche, a parlare, a rompere il silenzio, a denunciare e difendersi dall’aggressore se la nostra società giudica, in base all’abbigliamento, all’orario e al luogo in cui lo stupro è avvenuto?
Queste sono le riflessioni sottolineate dallo Slut Walk che ieri per la seconda volta in un anno ha avuto luogo a Parigi. Questi i concetti base da cui nascono gli slogan che vengono urlati per le strade delle città dai cortei non solo al femminile. Il termine Slut allude alla deriva moralistica di termini come zoccola, sgualdrina, mignotta o sporcacciona, spesso utilizzati per infamare donne abbigliate in un modo ritenuto troppo sexy o vistoso. Non è un’allusione alla professione di prostituta.
Ovviamente ieri allo SlutWalk ci sono andata anche io; ci sono andata perché volevo assolutamente esserci, e anche perché volevo portarvi con me, dare la possibilità anche a voi di ragionare sul senso   di questa manifestazione che in Italia non ha ancora visto la luce (perché poi?)e che secondo me invece avrebbe ben ragione di essere organizzata.
Come saprete, magari ricordate il post di Faby e quello di Mary,  lo Slut Walk è un fenomeno diffusosi a macchia d’olio in molti paesi del mondo. Ieri a Parigi eravamo soltanto un centinaio di persone (uomini e donne), ma la manifestazione è riuscita perfettamente nel suo intento dimostrativo e di sensibilizzazione. Spesso le manifestazioni non si fanno perché si teme di non raggiungere la quantità necessaria di adesioni. Ieri ho constatato come urlare e marciare in gruppo per le strade di Parigi ci abbia permesso di dare materiale informativo e sensibilizzare tutti coloro che, turisti e non, si sono avvicinati al corteo. Inoltre, urlare a grande voce i propri pensieri, farlo in gruppo, condividere una lotta e farlo manifestatamente fa bene anche e soprattutto a chi è abituato a fomentare rivoluzioni prevalentemente dalla tastiera di un portatile. Metterci la faccia spesso fa la differenza.
Due gli episodi che mi hanno colpita, ve li racconto soprattutto perché sono antitetici.
Un ragazzo davanti al Pantheon ha chiesto ad una fotografa e blogger che stava documentando il corteo di fargli una foto in mezzo ad alcune ragazze della manifestazione. Istintivamente abbiamo credo pensato entrambe (io ero lì accanto) che volesse dimostrarsi solidale come uomo alla nostra causa, invece pronto per essere fotografato ha assunto la tipica posa da ragazzo cretino che ride perché in mezzo a belle donne svestite e vistose. Gli abbiamo chiesto se avesse capito il senso della nostra manifestazione, lui ha risposto in inglese, ridendo divertito e fiero della sua foto: “ma certo, siete tutte prostitute no?”.  Dopo aver deglutito a sangue freddo abbiamo iniziato a parlare con questo ragazzo, mentre una ragazza ci registrava credo in quanto collaboratrice di una radio. Il ragazzo, un russo a Parigi per turismo, una volta aver ascoltato la nostra spiegazione seria e accorata ha detto che in Russia le donne che si vestono così, troppo sexy, secondo i russi hanno qualcosa che non va nel cervello. Eppure quando credeva che queste ragazze fossero delle prostitute la cosa non sembrava turbarlo, anzi, era fiero come un gallo nel pollaio.
Secondo episodio: alla fine della manifestazione abbiamo lasciato volare in cielo dei palloncini rossi a forma di cuore, in segno di ricordo delle vittime di stupro nel mondo. Mi si è avvicinata una signora, Lenore, aveva l’aria concitata, chiedendomi se parlo inglese. Mi ha quasi abbracciata nel gridarmi che veniva da Toronto e che lo Slut Walk è nato lì, nella sua città. Ne era molto fiera ed era impazzita dalla gioia per essere incappata nel corteo assolutamente per caso (anche lei era a Parigi per turismo). Ci siamo fatte fotografare insieme ad uno dei cartelli-slogan della marcia,  e a fotografarci c’erano il mio ragazzo (Tommaso, che ha marciato insieme a me) e suo marito. Entrambi sorridenti e divertiti. E’ stato bello vedere la fierezza di questa donna adulta, ma è stata anche un’occasione preziosa poter ascoltare la sua testimonianza di come e perché in Canada si è scatenata e diffusa la marcia.
io e Lenore, da Toronto (Canada)
Gaëlle Hym, organizzatrice dello Slutwalk Paris
Certo, bisogna essere realisti: c’è ancora molto da fare, e qui in Francia si respira il peso delle conseguenze del caso di Dominique Strauss Kahn, che crea confusione nell’opinione pubblica francese, leggete qui , e della causa intentata sempre nei confronti di DSK da Tristane Banon.
Tuttavia, anche se la strada è ancora lunga, gridare “non c’est non” è stato liberatorio, importante, come è importante difendere le vittime di stupro soprattutto quando diventano a loro volta vittime di colpevolizzazioni inaccettabili.
Ne dites pas aux femmes comment s’habiller! Dites aux prédateurs de ne pas violer!/
Non dite alle donne come vestirsi, dite agli aggressori di non violentare.

E in Italia, Slut Walk, quando?  Secondo me urge!

Fonte: http://comunicazionedigenere.wordpress.com