domenica 23 ottobre 2016

Come ci vuole il Patriarcato?


Come ci vuole il Patriarcato?

Il Patriarcato ci immagina inerti non so se vive o morte, ci immagina come cose. Ci immagina a volte vive per lavorare e curare ma ci immagina inerti in tutto ciò che riguarda l’uso sessuale dei nostri corpi.
di Beatriz Gimeno.

Da giorni, il volto sorridente, felice, emozionato della adolescente Lucía Pérez mi gira per la testa. Avrei preferito non vedere il suo viso né il suo sorriso. Avrei preferito non immaginarla, non immaginarla che è vissuta, che aveva sorriso, che era stata felice (a volte, credo) e che avrebbe avuto tutta la vita davanti a sé. Avrei preferito non incarnare questo dolore, non darle un volto né sorriso allo orrore. Ma l’orrore è arrivato con il sorriso di Lucia e, ora, mi è impossibile toglierlo dalla mia testa. Un uomo e il suo figliastro l’hanno rapita, drogata, l’hanno violentata anche analmente e alla fine le hanno messo un palo nell’ano. E 'morta di arresto cardiaco indotto dal dolore e dalla paura.
Ed io non sono in grado di fare uscire dalla testa questo dolore e questa paura. Non posso. Mi sveglio e la vedo, la vedo in questa settimana in cui si celebrano manifestazioni in tutto il mondo contro la violenza machista.
Ci vogliono vive, naturalmente, ma come ci vuole il patriarcato?
Il Patriarcato ci immagina inerti non so se vive o morte, ci immagina come cose. Ci immagina a volte vive per lavorare e curare ma ci immagina inerti in tutto ciò che fa nell’uso sessuale dei nostri corpi. Ci vogliono inerti quando ci vogliono violentare, impalare con pali o con i loro peni usati come armi. Perché il patriarcato non ci immagina umane, perché il patriarcato ci immagina e ci vede come oggetti scopabili, temporaneamente morte: a volte morte per sempre.
Rimanere ferma, paralizzata, come morta è ciò che ha fatto la giovane, che cinque presunti violentatori trascinarono in un portale violentandola vaginalmente e analmente, obbligandola a praticare a ciascuno di loro una fellatio, mentre gli altri guardavano, ridevano e registravano. Da queste registrazioni lei ha gli occhi chiusi, in stato confusionale, senza resistenza, è il corpo-cosa inerte ideale, fa ciò che deve fare e non si oppone. Gli occhi chiusi, i muscoli completamente consegnati, la mente completamente vuota; gli psicologi forensi hanno detto che lei non pensava, è riuscita in quel momento a non pensare.
Lei non ha provato tanto male quanto ne avrà sentito Lucia Pérez, tanto da potere allontanarsi da lì e camminare verso un altro luogo. Infatti, quando la violenza è cessata, secondo i testimoni, era disorientata e non sapeva, dove si trovasse. E’ riuscita a camminare e a lasciare dietro di sé il suo corpo.
Dato che questa giovane ha lasciato il suo corpo come morto a chi, in realtà, la voleva così, morta/cosa, c’è chi afferma che non c’è stato stupro. E i famigliari dei giovani del presunto branco di violentatori dicono che loro sono innocenti, perché sono giovani normali che non violenterebbero nessuno. Se lei fosse morta, se lei avesse rischiato la sua vita nel tentativo di difendersi, forse queste famiglie avrebbero dato valore allo stupro ma lei ha deciso di fare morire il suo corpo prima che la uccidessero in modo da uscirne viva. Alcuni vedono in quelle immagini consenso, il consenso di tante donne morte, di tante donne/cose, il consenso non allo stupro ma di fronte allo inevitabile: ci vogliono inerti, lasciateli fare e sopravvivrete.
Il giudice, viceversa, dichiara che quelle immagini sono di una violenza insopportabile. Il giudice ha saputo riconoscere cosa significa lasciare il corpo inerte, chiudere gli occhi, scinderti e sperare che l’orrore finisca. Il giudice, sì, ha visto l’atto di dominio assoluto e la terribile violenza esercitata su un corpo inerte ma vivo. In realtà, la differenza tra il giudice e chi non vede lo stupro in questo atto ha a che fare non con l’atto in sé ma con la percezione che si ha della vittima: se si riconosce piena umanità a questo corpo inerte oppure no. Il giudice la vede umana uguale a lui e per questo è in grado di vedere la violenza della quale è oggetto. Gli stupratori e i loro sostenitori la vedono inerte, quindi una cosa scopabile e lo interpretano come consenso.
Ti vogliono morta, inerte, cosa, oggetto scopabile, un buco e se il buco è di un altro allora lo si può sigillare con la colla, come ha fatto un uomo con la sua ex compagna: le ha chiuso la vagina con la colla. Lei lo aveva denunciato molte volte, aveva un ordine restrittivo, aveva trascorso anni minacciandola di ammazzarla, di porre fine a quella vita che, nonostante tutto, si impegnava a mantenersi indipendente dai desideri di lui. Lui la voleva morta e lei invece si impegnava a mantenersi viva: viva e senza di lui. Fino a quando le ha sigillato la vagina con la colla e l’ha quasi uccisa.
Tutti questi uomini sono completamente normali. La prima coppia che hanno ammazzato Lucia sono un uomo e il suo figliastro cui il primo stava insegnando come si trattano le ragazze: gli stava insegnando a divertirsi.
Il gruppo di Pamplona era il classico branco maschile che esce a caccia in ogni festa, uomini integrati, con lavoro, le cui famiglie non immaginano che siano stupratori, uomini con spose e vita normale.
Il terzo è un marito lasciato che si vede privato improvvisamente da quella vagina che crede sua.
E a ogni assassinio lo stesso problema: se avesse denunciato oppure no. Basta con l’assunto della denuncia. Basta fissarsi se avesse denunciato o no. Ci uccidono con la denuncia e senza di essa, con l’ordine restrittivo e senza. Ci ammazzano e ci stuprano perché il patriarcato non ci considera pienamente umane, perché ci immaginano cose, perché c’è un sistema di rappresentazione simbolica e materiale in cui ci fanno apparire come cose scopabili di proprietà maschile e perché questa mascolinità è bene apprezzata ovunque si eserciti, si rafforza quanto più scopano e quanto più si impongono sopra quei corpi che immaginano sempre inerti a loro disposizione.
Il danno non esiste nella immaginazione degli aggressori, perché possono soffrire solo i vivi e gli uguali e perché questi corpi disumanizzati non soffrono come umani.
Fino a quando non poniamo attenzione a loro, su come si costruisce questa mascolinità violenta, su come apprendono gli uomini a relazionarsi con le donne, su come ci vedono, ci immaginano e dove hanno appreso a immaginarci così.
Fino a quando non distruggeremo queste immagini, non ci sarà nulla da fare. Continueranno a immaginarci come morte e qualcuno di loro ci ammazzerà realmente.
Ed io ho ancora il sorriso di Lucia inchiodato nel profondo. E mi costerà molto liberarmi di lei. Aveva sedici anni, era una bambina. Dedichiamo qualche secondo per pensare al suo dolore. E, da qui, pensiamo a questo sistema fondato sulla disumanizzazione delle donne: cose a disposizione di loro.
Questo è il funzionamento di base del sistema patriarcale, che non dice che devi usare la violenza ma solamente disumanizzarci e da questo, tutta la violenza possibile.

(traduzione di Anita Silviano)

http://www.eldiario.es/…/quiere-patriarcado_6_571552885.html

lunedì 17 ottobre 2016

I CENTRI ANTIVIOLENZA NON SI IMPROVVISANO!


Ci sarebbe tanto da dire! La faccenda è lunga e per non tediarvi più di tanto vi mettiamo i fatti così come sono accaduti e il comunicato che abbiamo inviato alla stampa.

Maggio 2010 accade questo:

(Testimonianza di Ilaria Tarabella del 13 Maggio 2010)
In effetti ho deciso di iniziare a scrivere una nota pur avendo dei dubbi su come procedere...sì...perchè quello che è accaduto domenica scorsa al Teatrino dei Servi si commenta da solo. Io c'ero...ero lì....già all'inizio due amiche sono state pesantemente offese (alla domanda c'è un programma della giornata" è stato risposto "le donne dei compagni che fanno i pompini ai fascisti"- "Avete voluto la democrazia e oggi questa è la casa dei fascisti e ci sopportate", ecc.) tanto da doversene andare subito, ma io non ho assistito a questo episodio.
Ho invece ascoltato insieme ad altre mie amiche tutti gli interventi dei relatori, anche di quel folle che non so come possa essere medico di nome Bandi..che più che dare dati dava i numeri...in tutti i sensi! E già in quel momento ci veniva da ribattere in qualche modo, ma l'abbiamo comunque ascoltato....poi è arrivato il momento di un esponente dei Radicali, Carlo, che ha esordito dicendo che "non tutti sanno che i Radicali nel '78 hanno votato contro la legge 194..." al che sono andata a documentarmi grazie anche all'ausilio del magico mondo di Internet ed ho scoperto che non è così....o meglio vi cito cosa ho trovato: "Il 22 maggio 1978 veniva approvata la “storica” legge 194, con la quale si riconosceva il diritto della donna ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata. In essa venivano stabilite politiche di prevenzione da attuarsi presso i consultori familiari: purtroppo, era anche ammessa la possibilità di non operare per il medico che avesse sollevato obiezione di coscienza.
Contro questa legge vennero avviate tre raccolte di firme per indire altrettanti referendum: una da parte dei Radicali (che ne chiedevano una modifica in senso ancor più ampio), e due da parte del cattolico Movimento per la Vita (una per un’abrogazione “minimale”, una per l’abrogazione totale). Quest’ultimo verrà poi dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale."
Cioè non so se avete capito bene...i radicali non votarono contro, ma avviarono raccolte firme perchè volevano che fosse più ampia soprattutto in riferimento all'Obiezione di coscienza E NON PERCHÈ FOSSERO CONTRO A QUEL TIPO DI LEGGE...e dall'intervento che è stato fatto questo non è emerso per niente!
Poi è arrivato il momento di Fiore (che non chiamerò mai in tutta la mia vita onorevole!!!) e lì non abbiamo potuto tacere...il suo delirio sulla donna relegata a mero contenitore ed il suo paragone "l'aborto è come l'eutanasia" ha fatto sì che alcune di noi intervenissero(tra l'altro le uniche donne che parlavano di donne tra uomini che si sentono in diritto di giudicare e dire cose che non proveranno comunque mai sulla loro pelle!!!). Dunque dicevo...abbiamo iniziato a controbattere invitate dalla coordinatrice del tavolo e dallo stesso Fiore...dicendo cose che nel 2010 dovrebbero essere più che assodate, ma evidentemente non è così...è pura illusione...."L'aborto è una scelta e mai facile, ma difficile e penosa per la donna, è un diritto...." soprattutto, aggiungo ora, va a tutelare la salute delle donne, perchè che ci sia o non ci sia una legge, l'aborto è sempre stato praticato, c'è e ci sarà sempre....tra l'altro movimenti come Forza Nuova, Ordine Futuro, ecc. che si rifanno ed inneggiano ad ideologie e simboli dell'Impero Romano dovrebbero anche sapere che all'epoca le donne di Roma praticavano l'aborto utilizzando un mix di erbe....ma che lo dico a fare...questa sarebbe cultura e loro di cultura ne hanno ben poca.
In ogni caso proseguendo nel racconto della giornata....abbiamo deciso di andarcene quando vedevamo che tanto ribattere i deliri di Fiore era cosa inutile e già da dietro cominciavano ad arrivare grida come "Assassine"...."Se non apriste le gambe non ci sarebbe bisogno di utilizzare certe pratiche"...ma facevamo finta di niente.....Mentre stavamo attraversando l'anticamera del Teatrino arriva un grido da parte di una donna "Stupratele che tanto abortistico!" e vari epiteti da parte di altri tra uomini e donne...a questo punto io mi giro e dico "Cosa avete detto????Vergogna siete delle bestie!" e rischiando anche di prendermi un pugno da un certo Pantera (grazie Fabio per esserci stato...perchè l'ha fermato dicendogli "che gesti fai...stai calmo!") io sono uscita andando davanti al cordone di poliziotti e urlandogli "questa è la gente che tutelate ci hanno detto -Stupratele che tanto abortistico-".
E siamo andate via non solo indignate, ma ferite nel profondo, nell'intimo...violate verbalmente.
Questa nota è anche per farvi capire quali fossero i nostri toni rispetto ai loro...anche se pensandoci bene non credo fosse necessario.....
6 ANNI DOPO...
Sabato 15 Ottobre 2016 accade questo:

Ieri mattina 17/10/16 esce questo articolo:

Se non avete ancora collegato i fatti li riassumo brevemente: gli UOMINI che vorrebbero aprire lo sportello antiviolenza sono esponenti di estrema destra (FN) e uno dei due era presente ai fatti di sei anni fa nonchè promotore ed organizzatore dell'iniziativa targata Forza Nuova contro la L.194...ovvero contro l'aborto, ovvero contro l'autodeterminazione femminile....

CS 17 Ottobre 2016
I Centri antiviolenza non si improvvisano
"Per i propri fini, anche Il diavolo citò le Sacre Scritture."
Bill Bryson
(GRAZIE Alessio Biagi!)

Abbiamo appreso dalla stampa locale l'esistenza dell'iniziativa del sindacato UGL di voler aprire nella nostra città uno sportello antiviolenza perchè sul territorio ce ne sarebbe necessità per mancanza del servizio“. Con rammarico dobbiamo sottolineare che questa dichiarazione rende invisibili non solo il Centro Antiviolenza D.U.N.A., ma anche tutte quelle donne vittime di violenza che si sono rivolte a noi nel corso di questi anni di duro lavoro e di tutte coloro che avrebbero bisogno di aiuto, quello stesso aiuto che tale iniziativa vorrebbe dare, e ancora non ne hanno trovato la forza.
Un centro antiviolenza non si improvvisa, ma è frutto di un lavoro che vede donne professioniste formate ad hoc e impegnate 24h su 24h. I centri sono gestiti da donne con una forte formazione sulla violenza di genere alle spalle, non sono semplici servizi, ma si basano proprio su una professionalità creata nel tempo con grande impegno e fatica, che rispetta l’autodeterminazione, la libera scelta della donna che inizia un percorso per uscire dalla situazione di violenza per cui cerca aiuto e le linee nazionali ed internazionali che prevedono requisiti ben precisi.
Il Centro D.U.N.A. offre supporto relazionale e percorsi di empowerment affinché le donne si rafforzino e si proteggano dalle relazioni danneggianti, ricostruendo nuove traiettorie di vita.
Nei centri antiviolenza come il nostro non esistono approcci assistenzialistici, ma donne professioniste di lunghissima esperienza che, a fronte di una continua formazione personale e di gruppo, sostengono con competenza le donne che hanno subito violenza nelle loro scelte, rispettandone la riservatezza, non scavalcando mai la loro volontà, impegnandosi insieme a loro a costruire percorsi praticabili di uscita dalla violenza, sapendo benissimo quali e quante siano le difficoltà da superare.
Molti percorsi di supporto durano vari mesi, alcuni anni e coinvolgono diversi soggetti della rete intorno alla donna: assistenti sociali, forze dell’ordine, tribunali, strutture di ospitalità, scuola, datore di lavoro, familiari, ecc. in un difficile intreccio perché l’aiuto sia integrato, coordinato e rispetti la volontà della donna.
Facendo parte del Coordinamento dei centri antiviolenza toscani TOSCA garantiamo anche la qualità della formazione e della metodologia impiegata dai singoli centri, proprio perché le donne che si rivolgono a noi trovino competenza e professionalità uniformi.
L'associazione ARPA che anima il CAV D.U.N.A. è apartitica, e si muove su questi temi dal 2001, essendo impegnata con determinazione nel promuovere politiche pubbliche che incidano sulla differenza di potere tra i sessi, che è la base e l’origine della violenza contro le donne. Tutte le donne che hanno bisogno di uscire da situazioni di violenza e maltrattamenti possono rivolgersi a noi in qualsiasi momento tramite il nostro numero attivo 24h su 24h 377 6994263 e il 1522, numero nazionale di pubblica utilità antiviolenza.
ATTIVITÀ DI ACCOGLIENZA
Il Centro antiviolenza D.U.N.A., gestito dall'Associazione A.R.PA., ha in carico ad oggi circa 300 donne , non solo del comune di Massa, ma provenienti anche dai diversi comuni della provincia e zone limitrofe.
L'età di queste donne va dai 19 ai 75 anni.
Il lavoro di rete tessuto negli anni sul territorio attraverso firme di protocolli, convenzioni, attivazione di task-force interistituzionale, ha fatto del Centro D.U.N.A. un punto di riferimento per il Comune di Massa, le forze dell'ordine, il pronto soccorso, la Prefettura, il Se.RT, scuole, ecc...
Tutte hanno subito violenza psicologica, spesso corredata da quella economica e la maggior parte ha subito minacce, anche di morte e maltrattamenti fisici come strattonamenti, percosse, tentativi di strangolamento, rottura di arti e violenza sessuale. Abbiamo anche all'interno del Centro uno sportello specifico anti-stalking e uno per mobbing, molestie e discriminazioni di genere sul lavoro.
Molte hanno figli e/o figlie minori vittime di violenza assistita e/o diretta. Alcune sono già in carico alle assistenti sociali, con le quali abbiamo firmato da più di un anno un protocollo operativo volto a favorire l'uscita dalla violenza.
Il lavoro con la nostra amministrazione di riferimento, il Comune di Massa, a seguito della firma di una convenzione specifica sui servizi antiviolenza, a breve si rafforzerà anche con l'attivazione del servizio di ospitalità grazie alla struttura che è stata individuata dove potremmo mettere in protezione le donne, ed i loro minori, che devono essere allontanate dal maltrattante.

ATTIVITA' DI PREVENZIONE SUL TERRITORIO
Svolgiamo da anni attività di formazione nelle scuole del territorio e abbiamo vinto per due anni consecutivi i bandi regionali di cui all’articolo 6 della l.r. 16/2009 (cittadinanza di genere) con il progetto G.eA.-Genere E Antiviolenza ed il laboratorio antiviolenza M.E.L.A. e per questo anno 2016 è in corso il progetto formativo OPER.A.- Operatrici Antiviolenza, con cui portiamo avanti interventi volti alla prevenzione, protezione e sostegno delle vittime realizzando interventi formativi per rafforzare le competenze delle operatrici, formarne di nuove e diffondere una cultura di genere, antisessista, antidiscriminatoria e della non violenza, anche attraverso workshop tematici (i prossimi si terranno il 12 e 19 Novembre 2016 dalle ore 9.00 alle ore 12.00 sui temi dell'importanza del lavoro di rete e sulla mediazione linguistico-culturale nel Centro Antiviolenza) che coinvolgono tutta la cittadinanza perché tutte e tutti possano essere messi nella condizione di accrescere e superare barriere mentali imposte da una cultura distorta.
Nel 2015 e nel 2016 abbiamo realizzato i Progetti didattico-formativi Comunicazione Differente e (DIS)parità di Comunicazione attraverso un ciclo di incontri nelle scuole superiori del Comune di Massa sui temi della decostruzione del linguaggio sessista dei mass media e nei social network ed il rapporto tra questo e la violenza di genere.

Associazione A.R.PA. in breve
A.R.PA. è stata fondata nel Gennaio 2001 grazie all’incontro di un gruppo di donne residenti nella Provincia di Massa Carrara e della Spezia che, a seguito degli studi universitari in Antropologia, Giurisprudenza, Psicologia, Scienze Politiche e Scienze della Pace, si sono dedicate all’approfondimento delle tematiche di genere e delle politiche di pari opportunità, con un’intensa attività di ricerca e di sviluppo della rete tra i diversi soggetti pubblici e del privato sociale del territorio. Grazie alle competenze professionali maturate e partendo dalle rispettive esperienze personali, molte di noi infatti, sono impegnate nel volontariato, abbiamo deciso di lavorare insieme, coniugando il comune interesse per i diritti umani, declinati in chiave di laicità insieme ai principi di solidarietà sociale, condividendo ideali comuni volti alla diffusione di una cultura di genere, rispettosa delle differenze. Negli ultimi anni sono stati numerosi i progetti a difesa dei diritti umani delle donne, attraverso la realizzazione di azioni di contrasto alla violenza di genere insieme ad un’intensa e continua attività di comunicazione, informazione anche attraverso il nostro blog www.arparita.blogspot.it che è diventato un punto di riferimento per il territorio.

Contatti per la stampa
www.arparita.blogspot.it

martedì 11 ottobre 2016

NI UNA MENOS! NON UNA DI MENO! #26Novembre


Tutte insieme contro la violenza maschile sulle donne
Verso una grande manifestazione: il 26 Nov tutte a Roma!
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Vogliamo che sabato 26 novembre Roma sia attraversata da un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione.
Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata.
La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci.
I media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato: vittimismo e spettacolo, neanche una narrazione coerente con le vite reali delle donne. La politica ci strumentalizza senza che ci sia una concreta volontà di contrastare il problema: si riduce tutto a dibattiti spettacolari e trovate pubblicitarie. Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura. Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d’attesa ci fanno pentire di aver denunciato, spesso ci uccidono.
Dal lavoro alle scelte procreative si impone ancora la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.
Di fronte a questo scenario tutte siamo consapevoli che gli strumenti a disposizione del piano straordinario contro la violenza del governo, da subito criticato dalle femministe e dalle attiviste dei centri antiviolenza, si sono rivelati alla prova dei fatti troppo spesso disattesi e inefficaci se non proprio nocivi. In più parti del paese e da diversi gruppi di donne emerge da tempo la necessità di dar vita ad un cambiamento sostanziale di cui essere protagoniste e che si misuri sui diversi aspetti della violenza di genere per prevenirla e trovare vie d’uscita concrete.
È giunto il momento di essere unite ed ambiziose e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze.
A Roma da alcuni mesi abbiamo iniziato a confrontarci individuando alcune macro aree – il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG – sappiamo che molte altre come noi hanno avviato percorsi di discussione che stanno concretizzandosi in mobilitazioni e dibattiti pubblici.
Riteniamo necessario che tutta questa ricchezza trovi un momento di confronto nazionale che possa contribuire a darci i contenuti e le parole d’ordine per costruire una grande manifestazione nazionale il 26 novembre prossimo.
Proponiamo a tutte la data di sabato 8 ottobre per incontrarci in una assemblea nazionale a Roma, e quella del 26 novembre per la manifestazione.
Proponiamo anche che la giornata del 27 novembre sia dedicata all’approfondimento e alla definizione di un percorso comune che porti alla rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza.
Queste date quindi non sono l’obiettivo ma l’inizio di un percorso da fare tutte assieme.
Realtà Promotrici:
Rete IoDecido
D.i.Re – Donne in Rete Contro la violenza
UDI – Unione Donne in Italia
Aderiscono:
Act! Agire Costruire Trasformare, ADIF (Roma), Aide (S.Maria di Sala Veneto), APS Comitando (Molfetta), Arcilesbica Nazionale, Assemblea Antisessista Torino, Assemblea permanente We Want Sex, Associazione Amica Donna Onlus, Associazione Artemisia, Associazione A.R.PA., Associazione Culturale Muovileidee, Associazione di quartiere Collina della Pace Odv, Associazione di Donne per le Donne, Associazione Fior di Loto, Associazione Iaph Italia, Associazione di Donne I.D.eA.,Associazione Federico nel cuore,Associazione Femineus, Associazione Ferma le tue mani, Associazione Libera…mente donna,Associazione La GRU-Germogli di Rinascita Urbana, Associazione Mezzocielo, Associazione Plurale Femminile (Civitavecchia), Associazione Quisipuò, Associazione Red in Action, Associazione RISING Pari in Genere, Associazione SEN di Licodia Eubea, Associazione Scosse, Associazione Se Non Ora Quando? (Snoq Cagliari), Associazione Se Non Ora Quando? (Snoq Osimo), Associazione Se Non Ora Quando? (Snoq Pioltello), Associazione Spazio Donna, Associazione Telefono Donna – Casa delle Donne Ester Scardaccione (Potenza), Associazione Thamaia Onlus, Associazione Undesiderioincomune,  Astarte, Atelier Vantaggio Donna, BiosLab,Blog Tabula Rasa, Bread&Roses, Casa delle donne Bologna, Casa delle donne di Ravenna-Associazione Liberedonne, Casa delle donne del Mediterraneo, Casa delle donne di Viareggio, Casa delle donne Non subire violenza, Casa delle donne Milano, Casa Editrice Mammeonline, Cattive Maestre (Roma), CDG (Ferrara), Centro Antiviolenza Casa Rifugio Mondo Rosa, Centro Antiviolenza Grosseto-Associazione Olympia De Gouges, Centro Antiviolenza RiscoprirSi…, Centro antiviolenza Rompiamo il Silenzio, Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino”,Centro Donna Artemisia, Centro donna Lilith (Latina), Centro donne Dalia (Roma), Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile, Cerchi d’acqua (Milano), Chi colpisce una donna Colpisce tutte noi, Circola nel Cinema Alice Guy, Circolo Anddos-Gaynet (Roma), Circolo PRC di Spoleto, Circolo Prc di Ardea (RM), Circolo Uaar (Roma), Cobas Sanità Università e ricerca del Policlinico Umberto I Roma, Colectivo Ni Una Menos Argentina, Collettiva AutonoMia Reggio Calabria, Collettivo Donne Contro (Roma), Collettivo F9 (Roma), Collettivo femminista Medea (Torino), Collettivo Donne Matera, Collettivo Fuori Genere, Commissione Speciale Pari Opportunità Comune di Altamura (BA), Comunicattive (Bologna), Consorzio Casa Internazionale delle donne (Roma), Coordinamento antiviolenza 21luglio Palermo, Coordinamento contro la Violenza di Genere e il Sessismo, Coordinamento Donne Confederdia – Confederazione Italiana Dirigenti Quadri Impiegati Agricoltura, Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne, Coordinamento per l’Autodeterminazione delle Donne di Napoli, Convochiamoci per Bari, Differenza Donna, Dols, Donn- è, Donne dell’Osservatorio Pari Opportunità di Auser Nazionale, Donne in rete onlus (Foggia), Freedomina, Fuxia Block, Giuriste in genere, Gruppo UDI Donnedioggi, GLBT Stonewall, Grande Cocomero (Roma), D.eA. (Identità Differenza e Autodeterminazione), IDA Iniziativa donne aids, IFE Italia, Il Giardino dei CiliegiLibera Università delle donne (Milano), Il segno mediterraneo onlus, La casa delle Donne TarantoLibreria, La fabbrica delle Donne, Laboratorio Politico di Donne, Link – Coordinamento Universitario, Llikepuglia, Libreria Antigone (Milano), Marea-Trimestrale femminista, MDM SchoolL – Scuola Mediterranea per la Diversity Management, Movimento Italiano Donne per la Democrazia, Mujeres Libres Bologna, ObiettiamoLaSanzione, Municipio dei Beni Comuni, NarrAzioni Differenti, Oikos-bios Centro filosofico di Psicanalisi Antiviolenza, One Billion Rising Napoli, Onda Rosa (Nuoro), Open Mind lgbt, Osservatorio Giulia e Rossella Centroantiviolenza onlus, Parola di strega, Parteciparte, PARVA Casa delle Donne” di Viterbo, Pasionaria, Ponte donna (Castelli romani), Progetto Maschio per Obbligo – Medici per i diritti umani (MEDU), Rainbow Pangender Pansessuale Genova Liguria Gaynet, Rete Antiviolenza Massa, Rete della Conoscenza, Rete delle reti (Roma/Milano), Rete femminista no muri no recinti, Rete di Donne per la Politica – Genova, Rete Nazionale Antiviolenza FRIDA KAHLO, OnlusRi-make Communia (Milano), Rifondazione Comunista (Federazione di Roma), Scosse (Roma), SEMAJ – Associazione Seminari Magistrali ‘ Joyce Lussu’ Ancona, Shamofficine (Sicilia), Sinistra Italiana di Vicenza, Smamme (Roma), Socialmentedonne, Spi Cgil Parma, Sportello Antiviolenza Atuxtu, Sportello Donne Pomezia, Stati generali delle donne, Telefono Donna di Potenza, Terni Donne (Terni), Ti amo da morire Onlus, Ti Ascolto-Centro Antiviolenza e Tutela dei Diritti, Trama di terre (Imola), Tuba Bazar (Roma), Udi Monte Verde (Roma), Udi Napoli, Udi Pescara, Udi Ravenna, Udi romana “La Goccia”, Un Altro Genere di Rispetto, Unite in rete (Firenze), Unione degli Studenti, Unione Sindacale di Base (USB), Unite in Rete – Firenze, Vita di Donna (Roma), We World, WILPF Italia (Womens International League for Peace and Freedom), Womeninculture, Catena Rosa, Azione Gay e Lesbica , Associazione Il Progetto Alice, Rete Nazionale Educare alle Differenze, Associazione Gylania, Progetto Rebeldia, Municipio dei Beni Comuni (Pisa), One Billion Rising Roma, Il sindacato è un’altra cosa – opposizione Cgil, ArciLesbica Bologna, S.U.L. (Sindacato Unitario Lavoratori) Reggio Calabria, Giraffah! (Gruppo Indagine resistenza Alla follia Femminile AH!) Onlus, Centro Antiviolenza Paola Labriola, Onerpo (Osservatorio Nazionale ed Europeo per il rispetto delle pari opportunità), CdD (Consulta delle Donne), Casa delle Donne di Jesi (AN), Associazione Casa della donna, ONDE Donneinmovimento Caltassetta, Rete Fille@donna , Centro Antiviolenza Safiya Onlus Polignano (Ba), UDI Unione Donne in Italia Modena, Soft Revolution, Catena Rosa, Officina. G, Democrazia e Lavoro Fp-Cgil/Bologna, Associazione Laima, A Casa di Maru, Associazione SEN, Il Portale delle donne – Donneierioggiedomani.it, Associazione Yaku, Mujeres libres, Centro Antiviolenza Casa Rifugio Mondo Rosa, Catena Rosa, Azione Gay e Lesbica , Associazione Il Progetto Alice, Rete Nazionale Educare alle Differenze, Associazione Gylania, Progetto Rebeldia, Municipio dei Beni Comuni (Pisa), One Billion Rising Roma, Il sindacato è un’altra cosa – opposizione Cgil, ArciLesbica Bologna, S.U.L. (Sindacato Unitario Lavoratori) Reggio Calabria, Giraffah! (Gruppo Indagine resistenza Alla follia Femminile AH!) Onlus, Centro Antiviolenza Paola Labriola, Onerpo (Osservatorio Nazionale ed Europeo per il rispetto delle pari opportunità), CdD (Consulta delle Donne), Casa delle Donne di Jesi (AN), Associazione Casa della donna, ONDE Donneinmovimento, Rete Fille@donna , Centro Antiviolenza Safiya Onlus Polignano (Ba), UDI Unione Donne in Italia Modena, Soft Revolution, Catena Rosa, Officina. G, Democrazia e Lavoro Fp-Cgil/Bologna, Associazione Laima, A Casa di Maru, Associazione SEN, Il Portale delle donne – Donneierioggiedomani, Associazione Yaku, Mujeres libres, PRC Piemonte, Femminismi, Donne di Fano-Pesaro-Urbino, Associazione Exit Strategy, Centro antiviolenza Voce Donna PD
Adelaide Conetta, Adele Grassito (Centro Hecate), Alessandra Lo Baido, Alessia Consiglio, Alfonso Medaglia, Angela Maria Paccosi, Angela Pacchiosi, Anna Campana, Anna Maria Ricci (Associazione Pariedipiù), Anna Raffaella Belpiede, Arianna Di Vitto, Caterina Della Torre, Dale Zaccaria, Debora Angeli (Cospe), Diego Laurenti Sellers, Duccio Fulci, Ela Massari, Elena Palozzo, Elisa Trapani, Elisabetta Silvestrini, Eufemia Panattoni, Federica Scrollini, Francesca Langiano, Francesca Romana Ferri, Gilda Lebowski, Giovanna Oliveri, Giuditta Lembo, Giulia Di Cesare, Ilaria Brinis, Ilaria Rocchi, Isabella Manfrini, Lara Romano, Laura Verga, Luana Vacchi, Luciana Colavecchia, Luisa Betti, Manola Sambo, Maria Cafagna, Maria Calabrese, Maria Coletti, Maria Falcitelli, Marta Ajò (Portale delle donne), Marta Pacor, Martina Ranieri, Maura Coltorti (PRC Spoleto), Michela Franco, Paola Abbate, Paola Brunelli, Paola Sabbatini, Paola Stoppoloni, Roxana Giselle Saavedra, Rosanna Pirajno, Serena Baldari, Simona Di Valerio, Simona Sotgiu, Stefania Picchioni, Susanna Stivali, Tiziana Attili, Tiziana Messia, Toro, Angela Di Cola, Presidente Commissione Elette Roma XV Movimento 5 Stelle, Paola Bassino, Giusi Biolatto, Matia Veronica Capitoni, Daniela Murrutzu, Ersilia Salerno, Stefania FIorucci, Maria Grazia De Vito, imma barbarossa   IFE Italia, Gabry Chipas, Lorella  Emi, Ester Vitale, Corinna Rinaldi, Mercedes Landolfi, Pana Simona Mariana, Sisters Uncut South East London – Claudia & Evelina, Anita Dimattia, Ambretta Occhiuzzi, Daniela Boffa, Marta Ajò, Francesca Caprini, Eleonora del Vecchio, Menestrella Femminista
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