Multitasking: la nuova schiavitù delle donne
11 novembre 2013 di
Oggi non esiste quotidiano online che non abbia il suo bel ghetto rosa. Nei ghetti rosa si parla di “cose da donne”, tipo la famiglia, i figli, i femminicidi. Sono le donne che curano la famiglia, sono le donne che fanno i figli, sono le donne che vengono ammazzate.
Cose da donne, appunto, che trovano spazio in sezioni separate, quelle che gli uomini non leggono, quelle che non riguardano gli uomini, quelle in cui si parla di violenza contro le donne, cosa vuoi che c’entrino gli uomini?
Nei ghetti rosa c’è una netta separazione tra maschile e femminile, non si mischia niente, i ruoli sono quelli dati e non si mettono in discussione, al massimo si cercano strategie per stare più comod* in questo status quo. Ad esempio, il fatto che siano le donne a doversi occupare di casa e figli è un dato insindacabile, ma dal momento che siamo donne emancipate e progressiste lavoriamo pure fuori di casa, disoccupazione e precariato permettendo, e dobbiamo quindi trovare un modo per riuscire a fare splendidamente bene tutte e due le cose.
Conciliazione. E’ questa la parolina magica.
La conciliazione è un diritto, scrivono in questo post della 27esima ora, spazio “rosa” del corriere.it, nato proprio per aiutare quelle donne che devono riuscire a fare tutto, quelle a cui la giornata intera non basta, che hanno bisogno di qualche ora in più, perché è faticoso essere mamme, mogli, cuoche, cameriere, badanti, lavoratrici.
Ma le donne possono continuare ad essere tutto ciò, l’importante è che imparino a conciliare.
Come? Una soluzione potrebbe essere quella di smettere di dormire, non in senso figurato, ma letterale. E’ sempre la 27esima ora a proporci questa, sembrerebbe poco salutare, soluzione, attraverso l’esempio di una donna che è arrivata ai piani alti privandosi del sonno e di una vita. Giovanna di Rosa, consigliera del consiglio superiore della Magistratura, parla di se stessa e del ruolo che è riuscita a raggiungere in questi termini:
“È il trucco di noi donne che abbiamo a cuore la professione, dormiamo pochissimo. Registriamo fisiologici rallentamenti di carriera per seguire i figli e le notti ci servono per recuperare”
Aggiunge poi che le donne riescono comunque ad essere più brave degli uomini sul posto di lavoro nonostante i “doveri” di cura; a questo punto la giornalista si sente autorizzata a intervenire con questa perla:
“O forse dovremmo dire che sono più brave grazie a quegli oneri che loro sottotraccia, aiutate dall’istinto, riescono a trasformare da vincolo in risorsa.”
Non solo non si mette in discussione il fatto che a prendersi cura di casa, famiglia, figli ecc. debba essere la donna, ma addirittura si ha il coraggio di far passare questo come un vantaggio per le stesse donne, una loro forza.
Non è un dovere, non è una mazzata che ricade solo sulle spalle femminili, è una risorsa! Cambiare i pannolini, svegliarsi la notte per cullare il bebè, assistere l’anziano genitore/suocer*, lucidare le stoviglie, stirare, cucinare, andare a fare la spesa, si chiamano risorse, noi donne abbiamo l’istinto che trasforma questi compiti gravosi in risorse. Teniamocela stretta questa risorsa, che il marito non ci sottragga il piatto da lavare, che il figlio maschio non apparecchi la tavola, che il fidanzato non si stiri la camicia da solo, perché come sanno fare queste cose le donne non le sa fare nessun uomo, noi c’abbiamo l’istinto per queste cose.
Trasformano le nostre catene in risorsa e il gioco è fatto. Non solo le cose non cambieranno, ma verranno così delegittimate tutte quelle voci che vorrebbero che le cose cambiassero, insensate verranno definite le battaglie delle donne: avete la famiglia e avete il lavoro, di cosa vi lamentate?
Conciliare è la soluzione, conciliare non è difficile per le donne. Ce lo insegnano le ricerche dei non meglio identificati studiosi di varia provenienza geografica. Sono inglesi quelli di Repubblica.it e lo hanno provato che le donne sono più multitasking degli uomini, sono israeliani quelli della 27esima ora, ma sostengono la stessa cosa, le donne hanno una innata capacità di fare contemporaneamente più cose. L’uomo avrebbe delle parti del cervello un po’ addormentate e questo intorpidimento di aree cerebrali li renderebbe incapace di dedicarsi contemporaneamente a più compiti. Noi donne invece rimaniamo incastrate in questa favoletta del multitasking, legittimata da studi neurosessisti, scrupolosamente riportati nei ghetti rosa delle varie testate giornalistiche e alimentata dal concetto di “naturalità” – le donne sono nate per questi compiti – fino ad arrivare a parlare in termini positivi di un “tempo delle donne”, intrinsecamente diverso da quello degli uomini.
Il “tempo delle donne” è anche il titolo di un progetto, che coinvolge la 27esimaora, IoDonna e ValoreD. Al centro naturalmente c’è il concetto di conciliazione, intorno al quale donne di destra, di “sinistra”, del pd, del pdl, giornaliste, ecc. si riuniscono tutte e fanno proposte, tra cui quella dello smart working, o telelavoro.
Il telelavoro andrebbe favorito con una legge, dicono, perché il telelavoro si adatta alla perfezione al “tempo delle donne”. Per lavorare le donne non dovranno più mettere piede fuori di casa, grazie alle loro innate capacità multitasking potranno lavorare al telefono e nel frattempo girare il sugo, non dovranno più lasciare il loro regno, perché se c’è un “tempo delle donne” ci sarà anche uno “spazio delle donne” e questo spazio è la casa. Chiameranno “spazio delle donne” quella che è in realtà una prigione, manterranno lo status quo e delegittimeranno i dissensi, sminuiranno le lotte.
Ad un uomo il telelavoro non serve, i suoi neuroni non saprebbero comunque coinciliare famiglia e carriera, no? E poi, comunque, è l’ambito del successo lavorativo quello che le donne vogliono esaltare del proprio marito/figlio/compagno, non certo vederlo alle prese con i pannolini e il detersivo.
Allora, donne, avete la famiglia e il telelavoro e il marito che può fare carriera, ma di cosa vi lamentate?
Cose da donne, appunto, che trovano spazio in sezioni separate, quelle che gli uomini non leggono, quelle che non riguardano gli uomini, quelle in cui si parla di violenza contro le donne, cosa vuoi che c’entrino gli uomini?
Nei ghetti rosa c’è una netta separazione tra maschile e femminile, non si mischia niente, i ruoli sono quelli dati e non si mettono in discussione, al massimo si cercano strategie per stare più comod* in questo status quo. Ad esempio, il fatto che siano le donne a doversi occupare di casa e figli è un dato insindacabile, ma dal momento che siamo donne emancipate e progressiste lavoriamo pure fuori di casa, disoccupazione e precariato permettendo, e dobbiamo quindi trovare un modo per riuscire a fare splendidamente bene tutte e due le cose.
Conciliazione. E’ questa la parolina magica.
La conciliazione è un diritto, scrivono in questo post della 27esima ora, spazio “rosa” del corriere.it, nato proprio per aiutare quelle donne che devono riuscire a fare tutto, quelle a cui la giornata intera non basta, che hanno bisogno di qualche ora in più, perché è faticoso essere mamme, mogli, cuoche, cameriere, badanti, lavoratrici.
Ma le donne possono continuare ad essere tutto ciò, l’importante è che imparino a conciliare.
Come? Una soluzione potrebbe essere quella di smettere di dormire, non in senso figurato, ma letterale. E’ sempre la 27esima ora a proporci questa, sembrerebbe poco salutare, soluzione, attraverso l’esempio di una donna che è arrivata ai piani alti privandosi del sonno e di una vita. Giovanna di Rosa, consigliera del consiglio superiore della Magistratura, parla di se stessa e del ruolo che è riuscita a raggiungere in questi termini:
“È il trucco di noi donne che abbiamo a cuore la professione, dormiamo pochissimo. Registriamo fisiologici rallentamenti di carriera per seguire i figli e le notti ci servono per recuperare”
Aggiunge poi che le donne riescono comunque ad essere più brave degli uomini sul posto di lavoro nonostante i “doveri” di cura; a questo punto la giornalista si sente autorizzata a intervenire con questa perla:
“O forse dovremmo dire che sono più brave grazie a quegli oneri che loro sottotraccia, aiutate dall’istinto, riescono a trasformare da vincolo in risorsa.”
Non solo non si mette in discussione il fatto che a prendersi cura di casa, famiglia, figli ecc. debba essere la donna, ma addirittura si ha il coraggio di far passare questo come un vantaggio per le stesse donne, una loro forza.
Non è un dovere, non è una mazzata che ricade solo sulle spalle femminili, è una risorsa! Cambiare i pannolini, svegliarsi la notte per cullare il bebè, assistere l’anziano genitore/suocer*, lucidare le stoviglie, stirare, cucinare, andare a fare la spesa, si chiamano risorse, noi donne abbiamo l’istinto che trasforma questi compiti gravosi in risorse. Teniamocela stretta questa risorsa, che il marito non ci sottragga il piatto da lavare, che il figlio maschio non apparecchi la tavola, che il fidanzato non si stiri la camicia da solo, perché come sanno fare queste cose le donne non le sa fare nessun uomo, noi c’abbiamo l’istinto per queste cose.
Trasformano le nostre catene in risorsa e il gioco è fatto. Non solo le cose non cambieranno, ma verranno così delegittimate tutte quelle voci che vorrebbero che le cose cambiassero, insensate verranno definite le battaglie delle donne: avete la famiglia e avete il lavoro, di cosa vi lamentate?
Conciliare è la soluzione, conciliare non è difficile per le donne. Ce lo insegnano le ricerche dei non meglio identificati studiosi di varia provenienza geografica. Sono inglesi quelli di Repubblica.it e lo hanno provato che le donne sono più multitasking degli uomini, sono israeliani quelli della 27esima ora, ma sostengono la stessa cosa, le donne hanno una innata capacità di fare contemporaneamente più cose. L’uomo avrebbe delle parti del cervello un po’ addormentate e questo intorpidimento di aree cerebrali li renderebbe incapace di dedicarsi contemporaneamente a più compiti. Noi donne invece rimaniamo incastrate in questa favoletta del multitasking, legittimata da studi neurosessisti, scrupolosamente riportati nei ghetti rosa delle varie testate giornalistiche e alimentata dal concetto di “naturalità” – le donne sono nate per questi compiti – fino ad arrivare a parlare in termini positivi di un “tempo delle donne”, intrinsecamente diverso da quello degli uomini.
Il “tempo delle donne” è anche il titolo di un progetto, che coinvolge la 27esimaora, IoDonna e ValoreD. Al centro naturalmente c’è il concetto di conciliazione, intorno al quale donne di destra, di “sinistra”, del pd, del pdl, giornaliste, ecc. si riuniscono tutte e fanno proposte, tra cui quella dello smart working, o telelavoro.
Il telelavoro andrebbe favorito con una legge, dicono, perché il telelavoro si adatta alla perfezione al “tempo delle donne”. Per lavorare le donne non dovranno più mettere piede fuori di casa, grazie alle loro innate capacità multitasking potranno lavorare al telefono e nel frattempo girare il sugo, non dovranno più lasciare il loro regno, perché se c’è un “tempo delle donne” ci sarà anche uno “spazio delle donne” e questo spazio è la casa. Chiameranno “spazio delle donne” quella che è in realtà una prigione, manterranno lo status quo e delegittimeranno i dissensi, sminuiranno le lotte.
Ad un uomo il telelavoro non serve, i suoi neuroni non saprebbero comunque coinciliare famiglia e carriera, no? E poi, comunque, è l’ambito del successo lavorativo quello che le donne vogliono esaltare del proprio marito/figlio/compagno, non certo vederlo alle prese con i pannolini e il detersivo.
Allora, donne, avete la famiglia e il telelavoro e il marito che può fare carriera, ma di cosa vi lamentate?