Ieri sera, venerdì 24 giugno, abbiamo partecipato ad una manifestazione cittadina contro il femminicidio, "La notte dei drappi rossi", questo il contributo che abbiamo portato e letto in piazza:
A
cosa serve chiamarlo femminicidio? La parola omicidio comprende già
i morti di tutti i sessi!"
No!
No!
La parola "femminicidio" non indica il sesso della morta.
Indica il motivo per cui è stata uccisa.
Una donna uccisa durante una rapina non è un femminicidio.
Sono femminicidi le donne uccise perché si rifiutavano di comportarsi secondo le aspettative che gli uomini hanno delle donne.
Dire omicidio ci dice solo che qualcuno è morto.
Dire femminicidio ci dice anche il perché.
Perchè
girava da sola di notte?
Perchè
indossava abiti sbagliati?
Perchè
aveva deciso di bere un drink con uno sconosciuto?
Perchè
aveva preparato una pasta scotta?
Perchè
non era abbastanza carina?
Perchè
era troppo carina?
No!
Perchè
un uomo, e non un uomo malato di mente, ha deciso di abusare,
picchiare e uccidere una donna che ha osato dire NO.
Non
è amore criminale, non è delitto passionale, non è un raptus non è
gelosia e non è troppo amore...è un femminicidio premeditato e
pianificato che arriva dopo un lungo periodo di violenze e
umiliazioni quotidiane.
Non
sono state le scarpe rosse e non sarà un drappo rosso a fermare
tutto questo, ma solo un lavoro culturale capillare e costante.
La
parola chiave è prevenire perchè la violenza di genere è
prima di tutto un problema culturale e strutturale della nostra
società. Prevenire per noi è educarci tutte e tutti.
Prevenire
per noi è educare le nuove generazioni al rispetto, educarli ad una
figura della donna non come mero oggetto di cui disporre come si
vuole, ma come persona.
Prevenire
per noi è il nostro lavoro quotidiano al Centro Antiviolenza dove le
donne vengono accolte, credute, ascoltate, sostenute e aiutate nel
loro percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Prevenire
per noi è essere femministe.
Essere femministe significa essere inclusive e lavorare per una società più equa.
Essere femministe è necessario affinché ogni forma di discriminazione e violenza di genere venga abolita.
Essere femministe significa essere inclusive e lavorare per una società più equa.
Essere femministe è necessario affinché ogni forma di discriminazione e violenza di genere venga abolita.
Noi
operatrici del Centro Antiviolenza siamo formate in maniera puntuale
sul tema e lavoriamo affinchè
ogni
donna possa condurre una vita libera,
indipendente
e
dignitosa,
attraverso servizi specifici e gratuiti per tutte quelle donne che
non vogliono più subire violenze, maltrattamenti e stalking. Noi
lavoriamo con
le donne per le donne.
Tutto
questo lavoro quotidiano è faticoso e difficile. A questo si
aggiunge una scarsa attenzione al tema da parte della politica e
delle istituzioni nazionali e locali, finanziamenti scarsi e
discontinui e una sostanziale incapacità nel capire l'entità del
problema. Infatti noi stasera siamo in piazza per un motivo
sbagliato, siamo qui per le donne vittime di femminicidio che non ci
sono più e non possono più dire la loro quando le donne in vita
vittime di violenza e i centri anitiviolenza che lavorano al loro
fianco vengono lasciati soli.
Quando
ci sediamo al tavolo con gli altri centri antiviolenza toscani ci
piacerebbe dire che anche noi possiamo dare ospitalità alle donne
vittime di violenza con o senza figli minori ma, al momento attuale
purtroppo non possiamo perchè dopo due anni di lavoro e una
convenzione firmata con l'amministrazione comunale non è stato
ancora individuato un immobile adatto per darci questa possibilità.
Nonostante
tutte le difficoltà continuiamo a lavorare quotidianamente perchè
sappiamo che è possibile aiutare le donne ad uscire dalla violenza.
È
per questo motivo che abbiamo deciso di chiamare il nostro centro
D.U.N.A.
Ovvero
Donne Unite
nell'Antiviolenza.