In questi giorni si è molto
dibattuto dello “scherzo”, architettato dalla trasmissione Le Iene al calciatore Lorenzo Insigne, con la complicità di Genoveffa Darone, la moglie.
Dopo la messa in onda sono
arrivate critiche da più parti, soprattutto da parte di molte donne sensibili alle
tematiche di genere, poiché -da ciò che si evince guardando il
video- all’interno della famiglia
Insigne-Darone si consuma una situazione di assoluta disparità fra i coniugi, e
probabilmente molto di più.
Perciò, che cosa decide di
fare Sebastian Gazzarrini (giornalista de Le Iene), una volta preso contatto con Genny,
sua complice nello scherzo?
Capirà la probabile
richiesta di aiuto e se ne farà carico? Renderà pubblico il
malessere della donna affinché non si
senta più sola? Analizzerà il problema in modo che anche il marito possa - nel magico
mondo dei mini pony - rendersi conto di cosa provi questa donna a causa sua e magari
guardarsi con occhi esterni (m a g a r i)?
Macché! Ma a chi
interessano queste cose noiosissime...
Gli ideatori dello scherzo decidono di ribaltare una
situazione di violenza di genere dandola in pasto al grande pubblico, come? Con una
sorta di sit-com in stile “Casa Vianello”, con tanto di risate
fuori
campo a corredo di ogni
azione esagerata e/o del tutto violenta.
Ma attenzione perché non
finisce qui, riescono in un qualcosa di ancora più sottile:
Spostare lo sguardo dal
marito sessista, alla tematica della “giustificata gelosia” e del
“e fattela ‘na risata!”.
Con un colpo di coda, fanno passare Genny dalla parte del torto, o quantomeno, a causa delle
gag da Bagaglino, la rendono attaccabile. Il che porta gli spettatori ad empatizzare
con un Insigne in preda agli ardori della gelosia più martellante (lo vediamo
sudare e con il cuore a mille, povero...).
Una situazione talmente
surreale da farci dimenticare il passaggio fondamentale e forse più raggelante nel racconto
della donna: Le lacrime di Genny mentre, nel primo minuto, racconta in camera come è
costretta a vivere a causa della possessività e “gelosia” del marito. Moglie devota e
madre chioccia ma, a quanto traspare, non donna libera.
Eh già, perché Genny non
può nemmeno permettersi di pubblicare un "buongiornissimo" qualunque su Facebook, né
mettere una foto della colazione su Instagram, poiché il marito glielo vieta, “digli
che tuo marito non vuole” dirà a più riprese nel video, con tanto di controllo costante e
perpetuo del telefonino della compagna.
Pare, mettendo insieme i
pochi frammenti di vita coniugale mostrati, che la donna esca solo ed esclusivamente per
recarsi in palestra: luogo ameno e congeniale al calciatore che non deve chiedere mai e
che, di tanto in tanto, dovrà “portare” il suo bel trofeo fuori all’aria aperta. E mica
possiamo fare brutta figura accanto ad una donna un po’ sgualcita nel fisico (tanto dell’anima
chissene...)? Giusto che si mantenga in forma ogni giorno, soprattutto con 2 figli, ma
occhio agli sguardi altrui!! “Di te mi fido, degli uomini no...” Ripetuto tipo mantra dal
buon Insigne.
In un periodo storico dove i
femminicidi sono all’ordine del giorno, Le Iene ci mostrano un siparietto squallido,
risate fuori campo sulla pelle di una donna che forse voleva soltanto essere capita e che
si ritrova, suo malgrado, ad essere vittima di una macchina mediatica che sempre
colpevolizza la donna, dietro il paravento di uno scherzo troppo fastidioso per chiunque;
teatrino di mancanze di rispetto da parte di entrambi, difatti vediamo Genny che per
goliardica complicità accetta mazzi di fiori da spasimanti bietoloni, chiamate a
mezzanotte, offerte di lavoro dubbie e sessiste.
E’ a questo punto
dell’analisi che ci domandiamo:
Perché non si è scelto
semplicemente di mostrare la normalità, magari pure un po’
scherzosa, della famiglia
Insigne Darone?
Perché signori delle Iene non avete provato a proporre alla donna un
lavoro qualunque, oppure ok, un lavoro da attrice (sempre per scherzo s’intende) ma
privo di situazioni alla Benny Hill?
Senza registi petulanti e con la bava alla bocca?
Credete forse che il
risultato sarebbe stato molto diverso?
Che gli scappellotti sarebbero stati mitigati ed il divano
più caldo e accogliente?
Che i bambini non avrebbero abbracciato la madre o
proposto una camomilla al padre?
E gli insulti si sarebbero per caso tramutati in elogi
all'indipendenza della compagna?
Pensate che i semi
germogliati della violenza, del sessismo, del maschilismo becero, sarebbero di colpo marciti
con una situazione meno ridicola e squallida?
O semplicemente questo non
era il vostro gioco, perché di questo si trattava, di un giochetto: ma a danno e a
favore di chi?
Probabilmente chi si occupa
di violenza di genere, o chi naturalmente ha buon senso per comprendere certe dinamiche,
una risposta ce l’ha già.
Quella stessa risposta che
vigliaccamente avete tolto al popolo italiano, mostrando atteggiamenti che risultano fastidiosi all'interno di una coppia di persone che si presume si amino e
rispettino (salvo diversi accordi di libertinaggio fra i partner),
dando così voce alle esternazioni
più troglodite e superficiali.
La “rivincita” di Genny,
di cui Gazzarrini accenna nel presentare lo scherzo, è solamente un fendente che va a ferire
e rivittimizzare sempre la stessa parte, per la quale probabilmente le cose non
cambieranno, nella migliore delle ipotesi resteranno tali e quali.
Nonostante il vostro finale
rosa fatto di baci, abbracci, risate e finta commozione.
Il senso voyeuristico e la
noia portano davvero a ridere della violenza?
Vogliamo ringraziarvi a nome
di tutte le donne e dirvi:
Per favore, continuate a
farci ridere così… Una risata ci seppellirà!
di Giulia Lazzarotti