mercoledì 7 settembre 2011

Fin che morte non ci separi...dalla casa o dal lavoro?

E' stato deciso..lavoreremo fino a 65 anni....senza diritti, senza servizi, molto probabilmente senza percepire una pensione degna per la sopravvivenza!!! Le più giovani dovranno sempre più scegliere se lavorare o avere figli, in quanto definitivamente non si avrà più il supporto delle famiglie di origine...saranno ancora tutti a lavorare e per quanto riguarda il welfare??? I tagli della finanziaria sono tali da costringere noi donne ad essere l'unico welfare di questo triste e malmesso paese, ma se siamo a lavorare chi tiene figli, anziani, diversamente abili? Comunque vada siamo sempre le più penalizzate e la condizione di parità con gli uomini sempre più lontana!

Anticipato di 2 anni l´incremento dell´età di vecchiaia, parità con gli uomini nel 2026
di Roberto Mania su La Repubblica 7 settembre 2011

Aumenta l´età per la pensione di vecchiaia delle donne anche nel settore privato. Il governo ha deciso di anticipare dal 2014 (era il 2016) l´incremento graduale dell´età che porterà le donne ad andare in quiescenza a 65 anni, contro gli attuali 60, a partire dal 2022 per effetto anche di altri due criteri previsti dalle ultime leggi: l´adeguamento alle aspettative di vita e il meccanismo delle cosiddette finestre mobili che fanno slittare di un anno l´uscita dal lavoro una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento. Nell´arco di circa un decennio, dunque, le donne dipendenti di aziende private andranno in pensione con 65 anni, mentre quelle del pubblico impiego raggiungeranno lo stesso obiettivo nel 2012. E saranno 334 mila circa, secondo le prime stime, le donne “bloccate” al lavoro.
Nonostante il no dei sindacati (ieri l´hanno ribadito tutti, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti) il governo, schiacciato dalla pressione dei mercati e della Banca centrale europea, è intervenuto per la terza volta sulle pensioni delle donne in poco più di due mesi. A luglio aveva avviato l´aumento dell´età pensionabile, ad agosto aveva deciso di accelerare il percorso, ieri ha annunciato di voler ridurre ulteriormente i tempi. Lo stesso ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si era sempre mostrato tiepido su un eventuale nuovo intervento sulle pensioni delle donne, ma dopo la retromarcia sui riscatti per la naia e gli anni di laurea, ha accettato il nuovo ritocco. La misura non darà risparmi immediati, ma via via, dovrebbe consentire un taglio delle spese intorno ai 4 miliardi nel 2026. Un intervento a carattere strutturale in linea con ciò che chiede la Banca di Francoforte per continuare ad acquistare, se necessario, i nostri titoli pubblici. Ieri la Confindustria, che aveva duramente criticato la versione del decreto licenziata dalla Commissione Bilancio del Senato, ha apprezzato il cambio di passo sull´Iva (l´aumento di quella ordinaria dal 20 al 21 per cento) e sulle pensioni delle donne. Restano ancora fuori le pensioni di anzianità, il cui blocco garantisce fin da subito risparmi non indifferenti, ma non è escluso che, se fosse necessario nei prossimi mesi, possa cadere anche l´ostruzionismo della Lega e di Cgil, Cisl e Uil. La tempesta sui mercati finanziari cominciata con l´estate non consente di escludere più nulla.
L´età di pensionamento delle donne crescerà lentamente attraverso un meccanismo di piccoli scalini: dal 2014 di un mese, l´anno successivo di due, poi di tre e così via fino al 2019, quando l´aumento sarà di sei mesi e resterà immutato per i successivi sette anni. Dal 2026 un ultimo scalino di un mese nel 2027. Il sistema degli scalini va incrociato poi con altri due fattori che allungano la permanenza al lavoro delle donne. Il primo riguarda le aspettative di vita. Dal 2013 (era il 2015) l´età per andare in pensione aumenterà in relazioni all´andamento della demografia. Sarà il ministero dell´Economia a fissare l´incremento per un massimo di tre mesi ogni tre anni. Il secondo fattore è quello delle “finestre mobili”, introdotto per frenare la dinamica della spesa previdenziale. Il risultato è che c´è uno scarto temporale tra la maturazione dei requisiti per l´accesso alla pensione e la possibilità effettiva di andare in pensione. Per i lavoratori dipendenti questo momento slitta di dodici mesi, per gli autonomi di diciotto. L´incrocio di tutti questi elementi porterà l´età effettiva di pensionamento delle donne a 65 anni e sei mesi nel 2022, e poi a 66 anni nel 2023 per arrivare, nel 2026, a 67 anni e sette mesi. L´anno in cui uomini e donne andranno in pensione di vecchiaia alla stessa età.