La riflessione, è quella delle più semplici. Perché ognuna di noi, quando si trova davanti a un problema da risolvere, cerca di adottare strategie già rivelatesi vincenti. Così, il progetto di Choisir la cause des femmes (Scegliere la causa delle donne), storica associazione femminista francese (tra le fondatrici anche Simone De Bouvoir e il premio nobel Jacques Monod), nelle sue prime enunciazioni già appare di assoluto buon senso: riunire, in una sorta di bouquet legislativo, le 14 leggi d'Europa migliori per le donne. Perché se è vero che non si può pretendere che l'Europa faccia al nostro posto, è vero che si può guardare all'Europa e alle sue eccellenze, per ispirarsi e migliorarsi, risparmiando tempo ed energie. Una buona prassi che Choisir sta promuovendo dal 2006, anni non solo di studi, ma anche di incontri e di relazioni per promuovere una Clausola, ovvero una procedura che possa essere accettata da tutti i Paesi Europei. Per tutte le donne europee. Forse sembrerà strano parlare di Europa in questi termini e in questi giorni, ma le parole di Gisèle Halimi, presidentessa di Choisir, mi hanno richiamato uno slogan familiare: «Dall'avvenire delle donne può nascere quello dell'Europa». Le 14 leggi sono ovviamente disponibili sul sito dell'Associazione francese, e riguardano la nostra possibilità di essere liberamente madri, lavoratrici, mogli, e riguardano la nostra possibilità di essere sicure, rispettate, rappresentate. Le leggi parlano di cose concrete: educazione sessuale dalla scuola primaria (Danimarca), congedi parentali remunerati e alternati (Svezia), contracezzione libera e informata (Paesi Bassi), unioni civili etero e omosessuali (Belgio e Spagna), pensioni (Francia), violenza (Spagna). Fa effetto scoprire da qui, ai confini dell'Impero (di Bisanzio in caduta libera per altro) che dal 2005, anno in cui in Spagna è entrata in vigore la legge-quadro contro la violenza sulle donne, il numero delle donne decedute diminuiva e le denunce aumentavano. Fa effetto leggere come la Svezia, che considera la prostituzione come l'ultimo residuo di una forma di schiavitù (Joséphine Butler, cit.), abbia di fatto eliminato il fenomeno con una legge del 2002. E noi che stiamo ancora a parlare di Fracomina... Fa effetto, ancora, vedere come il diritto di famiglia del nostro Paese sia ancora radicato in una cultura vetero patriarcale. Come spiegava Laura Laera, giudice del Tribunale dei minorenni di Milano, nell'incontro organizzato oggi dalle donne dell'Italia dei Valori, nel rapporto legislativo con nostri figli è ancora presente il termine potestà che, diversamente da quello di responsabilità genitoriale adottato da altri Paesi, non solo non prevede altre relazioni genitoriali se non quelle della “sacra famiglia”, ma permane una connotazione di potere sui figli che si traduce, in sede di separazione e divorzio, in una lotta di potere sui figli. Una lotta da cui i due soggetti deboli, donne e bambini, escono statisticamente sconfitti. E saranno ancora più sconfitti se, per esempio, il DDL 957, che impone affido alternato e tempi paritetici al posto dell'affido condiviso, diventasse legge. Perché le leggi alla fine regolano la vita concreta di ognuna di noi e solo una sana e forte lobbying femminile, una lobbying che scelga la causa delle donne come la causa che può far cresce e migliorare questo Paese, può individuare e fare pressione affinché siano attuate le migliori. Leggi che, ripeto, ci sono. Come ci sono le donne che in Europa si impegnano per far si che queste buone prassi siano diffuse e condivise.
Per chi volesse avere più informazioni in italiano su questo progetto può contattare A.R.Pa Associazione Raggiungimento Parità Donna Uomo http://arparita.blogspot.com e arpaassociazione@libero.it
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