Trovo molto interessante, meraviglioso ed anche … giusto… che un/a cittadina/o qualunque, un qualunque nessuno, armato solo di un telefonino, possa diventare, con l’aiuto della moderna tecnologia, un monito al “buon costume” tutti, anche e soprattutto degli amministratori della cosa pubblica. Catone il censore, amante della giusta etica, ne sarebbe felice, visto che spesso diceva :«I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori»
Il fatto che, in questi tempi difficili, possa bastare un semplicissimo cellulare ad obbligare i nostri politici ad un maggiore decoro, non può che essere fonte di soddisfazione…
Ma proprio perchè si tratta di uno strumento alla portata di tutti ed in tutte le occasioni, è – sarebbe – opportuno controllarne l’uso…
Prendiamo il recentissimo caso della foto, pubblicata nel Tirreno di oggi, dell’ auto blu della Provincia a portiere spalancate mentre scende una babysitter con una piccola fra le braccia.
Detto così sembra la classica situazione da “ accidenti allo spreco”. Una auto blu a disposizione di una baby sitter ( e per fortuna non è una signorina discinta…)? Ohibò!!! La collettività che paga come sempre per il beneficio di un pubblico amministratore? E chi ruba alla stato, è bene ribadirlo, ruba a me, a te, a tutti… perchè “noi” siamo lo stato….
Capisco la mosca al naso che ha fatto scattare la foto a colei/colui che magari passando dalla galleria di Palazzo Ducale, ha visto la scena.
Però, proprio perchè il/la passante forse non è sempre pienamente a conoscenza di fatti ed antefatti, prima di fare affermazioni piuttosto antipatiche, ed arrivare a farle pubblicare, è opportuno informarsi…
Stigmatizzare comportamenti cui sono imputabili sprechi di denaro pubblico ( che, ripeto e ribadisco, sarebbe il mio, il vostro, il nostro…) è giusto: purchè tale spreco ci sia.
Veniamo al caso: sì, l’auto è blu, ed è della Provincia. Sì, dall’auto esce una babysitter con relativo infante… però.. no, l’auto non è a disposizione della babysitter, e no, non è il suo servizio taxi: in quel frangente particolare era a disposizione dell’assessore Sara Vatteroni, che si era recata – per servizio – a Firenze. L’auto, con l’assessore, per impegni istituzionali di quest’ultima, a Firenze ci sarebbe andata comunque. Perchè quell’auto gode, fra l’altro, della possibilità di muoversi con maggiore libertà nel traffico fiorentino. Che non è esattamente cosa da poco…
Però l’assessore due mesi fa ( due mesi: notare ) ha avuto il suo terzo figlio ( le mie congratulazioni per la nascita e la mia ammirazione per il coraggio, ce ne vuole per avere tre figli di questi tempi…) che fortuna sua, allatta al seno. Ogni due ore.
Ora, se è già degno di nota che una neomamma rientri in anticipo dalla maternità ( e qui tanto di cappello all’impegno dell’assessore: conoscendo la situazione in generale e la nostra in particolare ha deciso di onorare il mandato ricevuto dalla cittadinanza ), è d’altra parte anche ovvio che questo significhi fare al meglio quella cosa che le donne cercano sempre di fare: conciliare i tempi di vita coi tempi di lavoro.
La bimba deve essere allattata. Ogni due ore, come si diceva, data l’età. Quindi o la mamma sta presso la bambina, o la bambina sta con la mamma. Conoscendo Sara, credo che lei faccia i salti mortali per creare il minor disturbo possibile alla sua splendida nuova cucciola, però è anche chiaro che in certi casi ( come un impegno istituzionale a Firenze, che dati i tempi non è molto opportuno ignorare ) sia la bimba a dover seguire lei. Per cui la soluzione ( tra l’altro, come ricorda lei stessa, non è una pratica sconosciuta in paesi più civili del nostro ) è: l’assessore paga – di tasca sua – una babysitter e si porta appresso il pargoletto. Ora, dato che comunque l’auto blu avrebbe dovuto portare a Firenze l’assessore, non è così irrazionale che la babysitter e la bimba abbiano sfruttato il passaggio.
Penso di poter affermare senza tema di smentite, a questo punto, che lo spreco non è qui.
Per cui, prima di fare affermazioni tipo “ dagli all’untore” informarsi è d’obbligo.
La vita della madri lavoratrici è sempre complicata. Che siano semplici impiegate o persone più fortunate come Sara che possono, all’occorrenza ed in caso di necessità, anche far ricorso a quei servizi – tipo la babysitter – che la distruzione di quel poco di stato sociale che eravamo riusciti a costruire ha reso disponibili solo a pochi eletti.
Conciliare necessità così diverse significa sempre e comunque fare dei sacrifici, perchè c’è sempre qualcosa che vorremmo fare meglio, qualcosa che dobbiamo purtroppo trascurare anche se crediamo necessiterebbe di tutta la nostra attenzione… Tutte le madri che lavorano conoscono quel sottile senso di colpa che provano all’idea che forse i figli – e loro stesse – meriterebbero una maggior quota del loro tempo…
Trasformare uno di questi tentativi in un motivo di polemica e per di più sterile, pretestuosa ed infondata, è un altro smacco agli sforzi di tutte quelle donne che tentano, nell’attuale sfacelo, di fare davvero l’impossibile ed inventarsi nuove possibilità per mettere insieme la cura della famiglia ( che siano neonati oppure anziani ) e la vita lavorativa.
ANNALIA MATTEI
CONSIGLIERA DI PARITA’ MASSA CARRARA
Fonte: Conparita's Blog